Dedicato alla donna
Festeggiamenti a Bellinzona per la prima cittadina svizzera Marina Carobbio Guscetti. Abbracci e partecipazione sentita. La neoeletta: ‘La scelta di voci e canti femminili non è casuale. Questo anno lo dedicherò anche alle donne, a quelle attive in politi
Apriremmo in musica, potendo. Perché quel “Gracias a la vida” cantato da Raissa Avilés al Teatro Sociale di Bellinzona durante la cerimonia ufficiale in verità rappresenta il potente quanto delicato sottofondo dell’intera giornata di festeggiamenti in onore di Marina Carobbio
Guscetti, eletta prima cittadina svizzera. Se a Berna lunedì e poi a Bellinzona ieri sono risuonati «voci e canti di donne non è una scelta casuale – spiega la neopresidente agli invitati –, perché questo anno voglio dedicarlo anche alle donne. A quelle attive in politica oggi e domani, a cui dico che la democrazia ha bisogno di noi. Ma anche a quelle che lavorano nell’ombra e che, accanto agli uomini, contribuiscono al benessere di questo Paese, indipendentemente dalla loro origine e dalla loro lingua». “Gracias a la vida...” perché, conclude qualche ora più tardi dal pulpito del Palexpo al banchetto d’onore, «questa è stata una giornata ricca di emozioni. Abbiamo visto che la politica dà la possibilità di essere vicini alla popolazione: la presenza di oggi è un segnale di fiducia nelle istituzioni». Una presenza vera, sentita. Non la folla che ha accolto il consigliere federale Cassis, ma il popolo per cui Carobbio si impegna da anni (era il 1991 quando entrò in Gran Consiglio).
“... y el canto de todos, que es mi propio canto [e il canto di tutti, che è il mio proprio canto]…”
Il corteo lungo viale della Stazione è un abbraccio continuo. E non in senso figurato: non li abbiamo contati, ma davvero Carobbio ha salutato uno per uno chi è venuto in città per farle gli auguri. «Grazie a tutti», continua a ripetere raggiante ed emozionata. «Tutto emozionato anche il Werner», dice qualcuno mentre adocchia le prime file. Carobbio sfila con tutta la famiglia e il papà, politico di lungo (lunghissimo) corso non può che essere orgoglioso. «Sono contenta per lei – ci dice la sorella Katia –. È il meritato coronamento di tanto impegno e tanta coerenza». Quasi non ci accorgiamo, ma il primo pit-stop del corteo è davanti alla Casa del Popolo, luogo di consueto ritrovo del Partito socialista. Quante vittorie e quante sconfitte vissute lì dentro.
“… gracias a la vida, que me ha dado tanto, me ha dado la risa y me ha dado el llanto [mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto]…”
Dal marciapiede spuntano i bambini delle scuole di Lumino, con bandierine alla mano. «Le hanno preparate loro – ci dice il direttore –. Una buona parte è qui con le famiglie, altri sono venuti con noi della scuola rinunciando anche alle normali attività del mercoledì pomeriggio. Questa giornata ci ha dato l’occasione per andare oltre, per capire cosa vuol dire impegnarsi». In piazza Collegiata suonano le campane a festa, al Teatro Sociale invece Alessandro Tini, giornalista Rsi con la passione per la lirica, canta il salmo svizzero sulle note degli ottoni e dei legni della Filarmonica cittadina. Il discorso scoppiettante di Dominique De Buman strappa agli ospiti sorrisi e più di un applauso. I Carobbio? «Un concentrato di passione politica e impegno sociale», dice il presidente uscente del Nazionale, alludendo a Marina e al papà Werner, per ben ventiquattro anni alla Camera del popolo. E con la recente elezione di Marina, aggiunge De Buman a mo’ di battuta, i grotti ticinesi potrebbero ora servire «pasta alla carobbiata, con sugo di pomodoro, sugo rosso... naturalmente». Parla per poco più di quattro minuti l’esponente popolare democratico friburghese, fra considerazioni di circostanza e ironia. «‘C’ come conclusione, la conclusione del mio intervento che non dovrebbe superare il tempo di parola previsto dal regolamento del Consiglio nazionale – chiude De Buman, rivolgendosi poi alla festeggiata per gli auguri – ‘C’ come con tutto il cuore dal tuo predecessore, membro del gruppo parlamentare... cristiano».