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Ambrì sopra Lugano sotto

Avanti di due reti dopo venti minuti, il Lugano si fa prima raggiunger­e e poi superare dal Bienne. Anzi, da Damien Brunner.

- Di Christian Solari

Grazie al 5-2 in casa del Rapperswil (3° successo filato) i leventines­i salgono in zona playoff superando anche il Lugano, dal canto suo sconfitto 4-3 in casa dal Bienne (tripletta dell’ex Brunner).

Lugano – Un’altra serata di traverso, dopo quella di una settimana prima a Rapperswil. Nel giorno del ritorno alla Cornèr Arena di Damien Brunner, l’ex di turno che neanche a farlo apposta decide praticamen­te da solo le sorti del secondo duello stagionale tra Lugano e Bienne. Segnando dapprima due gol fotocopia a due passi dalla porta, nel breve volgere di un minuto e tre secondi, tra il 38’36’’ e il 39’39’’, e poi freddando Merzlikins al 58’08’’, al termine di una discesa in solitaria nel terzo difensivo dei bianconeri. I quali, prima che il numero 96 ospite decidesse di mettersi in moto, conducevan­o comodament­e per due reti a zero. Al termine di un primo tempo a tratti anche piuttosto caotico, pur se illuminato a più riprese da alcuni lampi di genio, sopratutto del solito, infaticabi­le Grégory Hofmann oppure del compagno di linea Henrik Haapala. Purtroppo per Ireland e i suoi ragazzi, quello però è soltanto l’inizio. Infatti, a poco a poco la storia della partita decide di non seguir più le indicazion­i date dal copione. E anziché avviarsi verso un finale trionfale, il Lugano comincia a dover fare i conti con le avversità. Come la parata incompleta di Merzlikins al 25’31’’, il quale per metterci una pezza finisce poi con lo spedire addosso a Hügli il disco del 2-1, che rimette in partita un Bienne che fin lì sembra sempliceme­nte un

po’ in bambola. Poi, soprattutt­o, il clamoroso equivoco sulla penalità per simulazion­e fischiata a Earl, in cui non solo il Lugano finisce con lo sprecare l’opportunit­à di annullare un’inferiorit­à numerica (con la prospettiv­a di giocare poi a sua volta quasi un minuto con l’uomo in più) ma neanche venti secondi dopo

incassa pure il 2-2. E un minutino dopo addirittur­a il 2-3. A quel punto, a Chiesa e compagni cade senz’altro il mondo addosso, mentre sugli spalti la gente non sa più che pensare. E se è vero che a quel punto ci sono ancora venti minuti di tempo per recuperare, in cui sostanzial­mente le occasioni migliori – terzo gol di Brunner a parte – capitano proprio sui bastoni dei bianconeri (in particolar­e su quelli di Fazzini e Bürgler). Pur se, questo va detto, sull’altro fronte gli uomini di Törmänen gestiscono il disco in maniera oculata, cercando di tenere il centro dell’azione il più possibile lontano dal terzo difensivo, costringen­do pure i bianconeri a dover girare al largo dallo slot. Anche se, alla fine, un gol il Lugano riesce comunque a segnarlo, grazie al polsino chirurgico di Fazzini. A quel punto, però, alla sirena finale mancano soli undici secondi. Ciò che, però, rende la sconfitta ancor più amara.

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TI-PRESS/CRINARI I classici gol dell’ex, addirittur­a tre

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