Ambrì sopra Lugano sotto
Avanti di due reti dopo venti minuti, il Lugano si fa prima raggiungere e poi superare dal Bienne. Anzi, da Damien Brunner.
Grazie al 5-2 in casa del Rapperswil (3° successo filato) i leventinesi salgono in zona playoff superando anche il Lugano, dal canto suo sconfitto 4-3 in casa dal Bienne (tripletta dell’ex Brunner).
Lugano – Un’altra serata di traverso, dopo quella di una settimana prima a Rapperswil. Nel giorno del ritorno alla Cornèr Arena di Damien Brunner, l’ex di turno che neanche a farlo apposta decide praticamente da solo le sorti del secondo duello stagionale tra Lugano e Bienne. Segnando dapprima due gol fotocopia a due passi dalla porta, nel breve volgere di un minuto e tre secondi, tra il 38’36’’ e il 39’39’’, e poi freddando Merzlikins al 58’08’’, al termine di una discesa in solitaria nel terzo difensivo dei bianconeri. I quali, prima che il numero 96 ospite decidesse di mettersi in moto, conducevano comodamente per due reti a zero. Al termine di un primo tempo a tratti anche piuttosto caotico, pur se illuminato a più riprese da alcuni lampi di genio, sopratutto del solito, infaticabile Grégory Hofmann oppure del compagno di linea Henrik Haapala. Purtroppo per Ireland e i suoi ragazzi, quello però è soltanto l’inizio. Infatti, a poco a poco la storia della partita decide di non seguir più le indicazioni date dal copione. E anziché avviarsi verso un finale trionfale, il Lugano comincia a dover fare i conti con le avversità. Come la parata incompleta di Merzlikins al 25’31’’, il quale per metterci una pezza finisce poi con lo spedire addosso a Hügli il disco del 2-1, che rimette in partita un Bienne che fin lì sembra semplicemente un
po’ in bambola. Poi, soprattutto, il clamoroso equivoco sulla penalità per simulazione fischiata a Earl, in cui non solo il Lugano finisce con lo sprecare l’opportunità di annullare un’inferiorità numerica (con la prospettiva di giocare poi a sua volta quasi un minuto con l’uomo in più) ma neanche venti secondi dopo
incassa pure il 2-2. E un minutino dopo addirittura il 2-3. A quel punto, a Chiesa e compagni cade senz’altro il mondo addosso, mentre sugli spalti la gente non sa più che pensare. E se è vero che a quel punto ci sono ancora venti minuti di tempo per recuperare, in cui sostanzialmente le occasioni migliori – terzo gol di Brunner a parte – capitano proprio sui bastoni dei bianconeri (in particolare su quelli di Fazzini e Bürgler). Pur se, questo va detto, sull’altro fronte gli uomini di Törmänen gestiscono il disco in maniera oculata, cercando di tenere il centro dell’azione il più possibile lontano dal terzo difensivo, costringendo pure i bianconeri a dover girare al largo dallo slot. Anche se, alla fine, un gol il Lugano riesce comunque a segnarlo, grazie al polsino chirurgico di Fazzini. A quel punto, però, alla sirena finale mancano soli undici secondi. Ciò che, però, rende la sconfitta ancor più amara.