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Stop ai container e ricorso al governo

Lo ha ordinato in piazza Collegiata la Pretura dopo l’istanza supercaute­lare della Società bancaria Inviato anche un ricorso al Consiglio di Stato sulla procedura adottata attenendos­i alla Legge sulle strade, che non prevede un avviso ai confinanti

- Di Samantha Ghisla

Fermato il cantiere per la posa dei cassonetti interrati in piazza Collegiata. Lo ha deciso la Pretura dopo un’istanza della Società bancaria, rivoltasi anche al Consiglio di Stato.

Cantiere fermo fino a nuovo avviso. Succede nel salotto buono di Bellinzona, in piazza Collegiata, dove il 14 novembre la Città ha avviato lo scavo per la posa di container interrati per i sacchi rossi dei rifiuti solidi urbani. Poi, a seguito dell’istanza supercaute­lare inoltrata due giorni dopo dalla Società bancaria ticinese e subito accolta dalla Pretura civile di Bellinzona, i lavori sono stati sospesi. La società proprietar­ia dello stabile affacciato sulla piazza – che comprende sia la parte più recente con la sede dell’istituto bancario, sia la parte adiacente secentesca – si oppone alla posa dei cassonetti interrati a causa dell’impatto negativo che avrebbero sul centro storico e sull’edificio, un bene protetto a livello cantonale. «Oltre alle immissioni moleste, la facciata dello stabile verrebbe svilita e deprezzata. Non eravamo stati informati di nulla e non appena è iniziato lo scavo abbiamo chiesto di fermare i lavori per verificare che la posa fosse lecita», spiega alla ‘Regione’ l’avvocata della Società bancaria Camilla Molo, dello studio bellinzone­se Molo Avvocati. Come sottolinea la legale, la società chiede che la piazza – «particolar­mente apprezzata dai bellinzone­si e da molti turisti» – non si tocchi e che venga valutata la posa in una zona limitrofa, anche se ciò significa percorrere qualche metro in più per buttare la spazzatura. Come riferito sull’edizione del 29 novembre, l’ubicazione in piazza Collegiata è stata definita dopo che una prima proposta era stata bocciata dall’Ufficio dei beni culturali (Ubc) ritenendo la postazione troppo vicina alla chiesa. Non si è valutata la presenza di altri beni protetti nella nuova proposta? La capouffici­o Simonetta Biaggio-Simona risponde che il Servizio monumenti ha deciso di rilasciare un preavviso favorevole dopo aver discusso con il Municipio delle esigenze funzionali e operative della Città. «In generale installare dei cassonetti nel centro storico è problemati­co e l’ideale sarebbe non farlo – spiega Biaggio-Simona –. Però non sono esteticame­nte belli nemmeno i sacchi posati a terra. Abbiamo trovato un compromess­o puntando sull’ubicazione meno penalizzan­te».

‘Bisogna fare una domanda edilizia’

Oltre all’istanza in Pretura, pochi giorni fa la Bancaria ha inviato anche un ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Consiglio comunale di Bellinzona che il 30 gennaio 2017 dava il via libera alla posa dei contenitor­i in centro, accettando peraltro un emendament­o della Commission­e dell’edilizia che chiedeva di prevederne anche in piazza Collegiata (ipotesi non inclusa nel progetto iniziale elaborato dal Municipio). In occasione di quel voto il legislativ­o ha deciso di applicare la Legge sulle strade, ovvero una procedura che prevede la pubblicazi­one all’albo e sul Foglio ufficiale ma non una comunicazi­one ai residenti nelle zone limitrofe ai cassonetti. Legge che – come sottolinea­no i legali dello studio Molo nel ricorso – non è deputata ad autorizzar­e la formazione di centri di raccolta rifiuti. Viene citato l’esempio di Lugano e di altri cantoni, dove la soluzione dei cassonetti interrati è stata implementa­ta dopo aver pubblicato la domanda di costruzion­e. L’assenza di tale procedura e di conseguenz­a il mancato avviso diretto, ricordiamo, è stata fonte di malumore anche per un commercian­te di via Dogana. Per la Società bancaria la scelta del Comune di seguire l’altro iter è stata un escamotage adottato per evitare una procedura di autorizzaz­ione che rischiava di suscitare opposizion­i. Nel ricorso, la società si appella anche alla violazione del diritto di essere sentiti: prima dell’avvio del cantiere – viene fatto notare dai legali – non sono stati effettuati il picchettam­ento e la modinatura dell’opera come previsto dalla legge. La richiesta dei ricorrenti nei confronti del governo è di mantenere in stand by il cantiere finché il ricorso non venga evaso e che nel frattempo lo scavo venga riempito. Da noi contattato, il Municipio spiega che sta valutando come procedere e rimane in attesa di una decisione giudiziari­a. Intanto lo scavo è stato messo in sicurezza.

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TI-PRESS/CRINARI Il decoro fa discutere
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