‘Francomania’ Gli attivi della Bns superano il Pil
Crescita esponenziale degli attivi della Bns, oggi pari al 125 per cento del Pil Per alcuni analisti la Banca nazionale svizzera è diventata il ‘fondo d’investimento’ più grande al mondo
Il totale degli attivi della Banca nazionale svizzera (Bns) ammonta a circa 843 miliardi di franchi. Una cifra piuttosto impressionante se si tiene conto che questo volume di bilancio della Bns corrisponde attualmente al 125% del valore complessivo del Prodotto interno lordo (Pil). Una crescita progressiva del patrimonio della Banca nazionale che ha portato al superamento del Pil, in termini di valori nominali, già nel 2016, e che si è accentuato negli ultimi due anni. Un “effetto collaterale” quindi della strategia della Bns per contrastare l’eccessivo rafforzamento del franco, attraverso una politica monetaria ultra espansiva e di acquisizioni di titoli e obbligazioni sui mercati esteri. Il rapporto tra gli attivi della Bns e Pil svizzero è tra l’altro da primato a livello mondiale: negli Stati Uniti e Regno Unito il “peso” delle banche centrali rispetto al prodotto lordo è attorno al 25%, vicino al 50% nell’eurozona, e sfiora il 100% soltanto in Giappone. Il fatto singolare rilevato da alcuni analisti economici è che l’istituto che determina la politica monetaria della Confederazione agisce come un fondo comune di investimento, utilizzando tecniche e strategie di copertura finanziaria per ridurre il rischio di un’eccessiva valorizzazione del franco. Per questo, da anni, la Bns si adopera per “imbrigliare” il cambio stampando franchi con cui acquistare azioni e obbligazioni americane ed europee, denominate rispettivamente in dollari ed euro. Berna oggi è all’ottavo posto tra gli azionisti di Wall Street e si calcola che ogni cittadino svizzero possa contare su un portafoglio azionario Usa da 10mila dollari, grazie ai 19 milioni di titoli Apple, ai 27 milioni di azioni Microsoft e agli 8,7 milioni di titoli Facebook, seguiti da partecipazioni in Amazon, J&J, Exxon, Alphabet, At&T e GE. Come scrisse la giornalista finanziaria Cinzia Meoni: “Il circolo vizioso innescato fa sì che, per mantenere sotto controllo la forza del franco, la Bns prosegua a ‘fabbricare’ franchi con cui inondare i mercati esteri con investimenti in euro e dollari, ‘drogando’ il mercato”. Il trend non sembra destinato ad arrestarsi visto che la richiesta di franchi rimane elevata. Le tesi di Dennis Gartman, membro dell’Akron University Investment Committee Foundation, e di John Mauldin, a capo di Millenium Wave Advisors e Securities parlano di una strategia di investimento “sfuggita di mano”, che potrebbe scatenare un cortocircuito nel momento in cui, si dovesse raffreddare la ‘francomania’, la Bns, per mantenere la stabilità finanziaria, si veda costretta a vendere le partecipazioni accumulate, facendo precipitare il valore dei titoli coinvolti e, allo stesso tempo, rivalutando il franco sull’euro e sul dollaro.