S. Rossi: ‘La politica monetaria da sola non basta per indebolire il franco’
«La politica monetaria da sola non basta per indebolire il tasso di cambio del franco – ci spiega Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e politica monetaria all’Università di Friburgo –. L’uso che ne viene fatto è sbagliato, a maggior ragione quando si riduce la spesa pubblica».
Signor Rossi, ci sarebbero altre strade più virtuose secondo lei?
Sono anni che la Confederazione preannuncia dei disavanzi nei conti pubblici e poi a consuntivo registra degli avanzi enormi. Questo vuol dire che la spesa pubblica non è così elevata come potrebbe essere, per accompagnare la politica monetaria in una crescita del Pil che inneschi dinamiche virtuose, stimolando i consumi e aumentando i salari delle persone del ceto medio.
In che modo ciò potrebbe avvenire?
La Bns potrebbe acquistare i titoli della Confederazione sul mercato primario (dove vengono emessi), finanziando la spesa pubblica laddove essa crea lavoro e reddito nazionale, anche in modo indiretto, per esempio investendo nella formazione, nella sanità e nella ricerca.
Si può definire ‘paradossale’ questa situazione in cui il patrimonio della Bns supera il valore del Pil?
Di sicuro è un fenomeno unico nel suo genere in questo periodo. Ma non è tanto la questione del peso del bilancio della Banca nazionale a doverci preoccupare, bensì verso dove questa massa monetaria viene indirizzata dalle banche. Siamo di fronte a un forte surriscaldamento del mercato immobiliare, alimentato dai tassi d’interesse negativi della Bns. Così si rende il sistema sempre più fragile.
Mentre per l’ortodossia il rischio sarebbe l’inflazione...
Per i ‘monetaristi’ rimane un mistero come mai non c’è stato un incremento dei prezzi al consumo. La risposta è semplice: i salari non sono aumentati. E i soldi emessi dalla Banca nazionale rimangono nei mercati finanziari. Per comprendere questi temi importanti, bisogna poter ragionare diversamente da quello che è il pensiero dominante.