Territorio comune
La protezione della natura è un tema che ancora oggi nelle località periferiche rasenta la rilevanza zero. Mi ricorda la discussione sull’ambiente avuta col mio defunto suocero bernese quarant’anni or sono, il quale, cacciatore passionale e professionista stimato nel suo paese, soleva argomentare: siamo sempre stati ecologici. Affermazione già cieca allora, oggi sostanzialmente insostenibile dopo che il problema “ecologia” è salito sulla scala mondiale delle priorità. Gli esiti negativi delle votazioni popolari sui due parchi nazionali peseranno sulla politica delle aree da proteggere, nel senso espresso da Fabio Giacomazzi su laRt del 28.6.2018: “Dal momento che un parco ha una valenza di tipo ‘nazionale’, quindi assume un significato e valore per tutta la popolazione del Paese, non sarebbe più democratico che a votare fossero tutti gli aventi diritto della Svizzera?”. L’Ordinanza sui parchi del 2007 si è scontrata con gli anacronismi, le esigenze diverse hanno incontrato le nostalgie, l’interesse collettivo è stato frustrato dai piccoli interessi superstiti. Direi che anche la democrazia diretta non ne esce senza macchie. Il mondo corre e cambia senza rispetto per le condizioni esistenziali, che risultano molto differenziate, pertanto talvolta succede anche che gli interessi particolari hanno la meglio su quelli collettivi. Ma i temi mondiali determineranno precisamente le problematiche locali e i sistemi circoscriveranno le periferie. Sulle questioni del territorio mi pare buono l’ausilio di Niklas Luhmann, il sociologo di “potere e complessità sociale”, che svalorizza quei fattori puramente umanisti ed eleva la proliferazione dei fattori sistemici, donde la sua analisi di una società divenuta “sistema sociale” megaricco di differenziazioni. Nella dinamica dell’individuo opposto al sistema sociale viene a ripetersi il carattere più strettamente egoistico e quello più apertamente sociale dell’individuo medesimo. L’equilibrio collettivo, cioè interessante un numero più grande possibile di individui, sarebbe minacciato dalla resistenza delle componenti egoistiche. I sistemi della complessità sociale costituiscono un potere invincibile che ingloba quasi tutto, ma che rende sempre più all’evidenza anche i problemi comuni: non sopprimono del tutto la buona volontà di ridurre la complessità del mondo − finché però si riveli sufficiente una volontà umanistica! Luhmann individua situazioni di “troppo potere”. Mi pare di vedere questo nelle Officine di Bellinzona, che vedono gli elementi di resistenza politica dei dipendenti sopraffatti dagli elementi sistemici delle Ffs. Individua an- che situazioni di “troppo poco potere”. Qui mi pare il caso che riguarda appunto le decisioni sull’ambiente, come per i nostri parchi. In un futuro non lontano non è da escludere la necessità di avvicinarsi a decisioni centrali, autoritarie e urgenti come in clima di emergenza di guerra. Tolleranza delle intese sostituita da provvedimenti necessari? Gli intellettuali dovrebbero impegnarsi a dare delle spiegazioni: i vallerani devono capire che in valle si vive con tutta la tecnologia che si vuole (si può vivere in città) e che, invece, i cittadini per vivere il territorio devono spostarsi fuori dalle città. La tera l’è basa, ul teren l’è di nevod, ul govern l’è ladro: per me la trilogia religiosa delle valli è già tramontata perché non più adatta a leggere la realtà che ci circonda.