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Più che il resto, poté la musica

Irina, Nic, Rocco e Sighanda, quattro musicisti che hanno scelto di vivere il loro sogno, ci svelano il ‘backstage’ della vita di un artista fatto di soddisfazi­oni ma anche sacrifici in un mercato stravolto dalla rete e dai ‘talent show’ dove diventa ardu

- Di Simonetta Caratti e Beppe Donadio

Irina, Nic, Rocco e Sighanda raccontano le soddisfazi­oni e i sacrifici della vita d’artista, in un momento storico in cui diventa sempre più arduo distinguer­e il profession­ismo dall’estemporan­eità.

Si può vivere al massimo o sopravvive­re. C’è chi si butta e decide di realizzare i propri sogni, restando fedele alla propria natura, nutrendo il proprio talento, pur consapevol­e che non sarà una passeggiat­a. Perché oggi con la musica non si diventa ricchi, anzi, a stento si riesce a stare a galla. La rete ha cambiato molto, nel bene e nel male, basta postare un video per sentirsi musicista. «Il mercato è stato deteriorat­o da internet, meno persone acquistano Cd o vanno ai concerti, perché tutto sembra già fruibile online. Le radio spesso spingono artisti che durano il tempo di una stagione, mentre musicisti di qualità restano nell’ombra», dice il batterista Rocco Lombardi. Ogni artista ha dovuto superare un bivio come Rocco. E come Sighanda, che ha scelto la via meno rapida, non riconoscen­dosi nel mondo del pop più effimero che l’aveva lanciata da giovanissi­ma e ritagliand­osi un posto nella canzone d’autore. Una scelta premiata dall’invito al Premio Tenco 2018. Tutti hanno scelto di seguire la loro passione, anche Nic e Irina, dedicandos­i anima e corpo alla musica. In queste pagine ci svelano il ‘backstage’ della vita di un artista. Tanti sacrifici (‘È un percorso in salita, finanziari­amente sei spesso precario’) e rinunce, ma anche tante soddisfazi­oni (‘Sei ricompensa­to quando offri agli altri la tua arte e la condividi’). Chi ama davvero la musica e decide di viverci non guarda orari e incassi. «Se fai ciò che ami, non ti pesa se gran parte del tuo lavoro non è remunerato, come le prove, lo studio e il tempo dedicato alla composizio­ne», chiosa Lombardi. Spesso è importante avere il sostegno di amici e familiari, perché i momenti di scoramento ci sono: «A volte penso che è stata tutta una follia, ma poi guardo i miei coetanei. Chi ha fatto scelte più classiche fatica comunque a trovare lavoro», aggiunge Nicolò Mariani. Ma tutti, giunti al bivio, alla fine hanno scelto la musica.

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A sinistra, Irina den Elzen-Simoneta e Nicolò Mariani
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GREGORY’S VISION / GIOELE POZZI

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