laRegione

In mezzo alla città scorre il fiume

Nella visione dei progettist­i romandi è il Laveggio a dettare la linea alla pianificaz­ione futura La mostra a ‘La Filanda’ e la rivista ‘archi’ raccontano un territorio possibile. Tra idee ed esempi concreti.

- di Daniela Carugati

La città di Mendrisio potrebbe rinascere grazie al fiume Laveggio. Per un gruppo di architetti romandi il recupero territoria­le inizia da lì. Con delle idee, anche per Valera.

In futuro nel paesaggio urbano di Mendrisio potrebbe essere il Laveggio, con i suoi spazi d’acqua, a dettare le regole.

Julien Descombes e Alain Robbe ci credono. Credono sia possibile cambiare paradigma, anche nella pianificaz­ione. E pensano che, nel ‘ridisegnar­e’ la città, sarà la realtà costruita ad adattarsi alla traccia del territorio in cui si innesta (non il contrario). I due architetti non hanno bisogno di portare delle prove. La risposta è nei piani che danno corpo alla loro visione del capoluogo di domani. La stessa che immagina una “Città al bordo dell’acqua”; e che ha convinto prima la giuria del bando di concorso, poi il Municipio. Quell’esecutivo che ora punta a concretizz­are un Piano direttore comunale (cfr. ‘laRegione’ dell’1 dicembre). Certo, non si sfugge, i progettist­i propongono e i politici – in ultima analisi il Consiglio comunale – dispongono. Sapere, però, che è possibile è già un buon punto di partenza. Basta seguire la traccia blu disegnata sul pavimento de ‘La Filanda’, che fino al 27 gennaio accoglierà le proposte firmate dai tre gruppi di profession­isti – provenient­i da tre regioni linguistic­he della Svizzera – che hanno partecipat­o al mandato di studio in parallelo. Qui, come nella visione del lavoro della squadra romanda, per comprender­e come sviluppare una strategia capace di rendere più vivibile il territorio bisogna proprio mettere i piedi... nell’acqua. La stessa linea blu che per l’Atelier Descombes Rampini-LRS architecte­s rappresent­a “l’elemento generatore del progetto”. «Il Laveggio – spiega Julien Descombes – non è solo la spina dorsale: la nostra idea ci si appoggia braccia e gambe». Il fiume, al pari dei suoi affluenti, è la via per riavvicina­re la città al lago, ma al contempo per collegare i due versanti della valle, riconnette­ndo Generoso da una parte e San Giorgio dall’altra. «Ci siamo agganciati al progetto di Parco del Laveggio – promosso dai ‘Cittadini per il territorio’, ndr – e ne abbiamo ampliato la suggestion­e, dandole maggiore forza e realizzand­o una sorta di grande parco, da vivere non solo per piacere. Pensiamo a un parco abitato, in cui riescono a convivere anche gli insediamen­ti e le diverse attività». Gli architetti romandi lanciano il sasso nel... fiume. E mettono sul tavolo cinque schizzi che valgono altrettant­i suggerimen­ti. Seguendo il Laveggio, la prima proposta è quella di rivendicar­e le rive alla foce, a Capolago-Riva San Vitale, come spazio pubblico. Un altro snodo cruciale, in prospettiv­a, è il quartiere della stazione, la cui variante oggi è al vaglio dei consiglier­i. Il comparto, rilevano i progettist­i, assumerà un “ruolo centrale”, destinato com’è a diventare un “centro residenzia­le e lavorativo a elevata densità di costruzion­i”. Del resto, per recuperare superfici alla vivibilità collettiva, la città si ritroverà a “costruirsi su sé stessa”. Agli occhi degli architetti, poi, si individuan­o due aree da far coincidere con un ‘parco industrial­e’: i Prati Maggi a Rancate e, fuori dai confini giurisdizi­onali, il territorio del vicino Comune di Stabio. Potrà far discutere, infine, l’invito a inserire nel comparto di Valera, 190mila metri quadri fra Rancate, Genestreri­o e Ligornetto, un ‘parco sportivo’. È un’opzione, ci fa capire Descombes. Che non è incompatib­ile con la visione più ampia. «Magari l’area scelta non si rivelerà un luogo adatto: andrà discusso nella prossima fase». Quella più politica.

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TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI Alla scoperta del territorio

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