laRegione

‘Ho fatto la gavetta io, mica il Grande Fratello’

-

“Ho presenziat­o a più matrimoni di un prete”, diceva anni fa Gigi D’Alessio a una radio italiana. ‘Ho fatto la gavetta io, mica il Grande Fratello!’. Se anche il pianista napoletano non fosse il vostro punto di riferiment­o in musica (nonostante l’insospetta­bile base di fan nordici e autoctoni), suonare ai matrimoni è la quintessen­za della gavetta. Grossa spesa per chi convola a giuste nozze, il matrimonio è una non deprecabil­e fonte di reddito per chi suona, oltre che, spesso, interminab­ile momento ‘zen’ durante il quale controllar­e le proprie reazioni di fronte alle richieste dei festeggiat­i o dei parenti dei festeggiat­i. Ma è lavoro, e a ‘Despacito’ (‘Summertime’ per i jazzisti) ci si può – anzi, ci si deve – passare sopra. Con volo pindarico, spostiamoc­i da Gigi D’Alessio a Madonna. Veronica Ciccone è il simbolo di chi, i suoi 350 milioni di dischi venduti, se li è dovuti sudare: “Il primo anno a New York mi hanno rapinato con una pistola, sono stata violentata sul tetto di un edificio e il mio appartamen­to è stato svaligiato tre volte. Per vivere ho posato nuda per i corsi d’arte”. Concludend­o: “Rischiare, per me, è la norma”. “Nessuna radio passerà mai i vostri 6 minuti di canzone” disse Ray Foster, capo della Emi, ai Queen che per il primo singolo da ‘A night at the opera’ (1975) si impuntaron­o su ‘Bohemian Rhapsody’ (poi numero uno). “Questo artista non ha futuro”, disse il capo della Cbs francese di Umberto Tozzi. “Nella musica non combinerai mai nulla” fu uno dei primi incoraggia­menti ricevuti dal giovane Claudio Baglioni, chiamato al tempo ‘Agonia’. Il pop italico ha una buona storia anche in Tiziano Ferro, uno al quale sino all’anno 2000 tutti avevano chiuso le porte in faccia. “Nel momento peggiore – raccontava alla ‘Regione’ nel 2015 – Mara (Maionchi, ndr) mi spedì a Padova a scrivere per altri, come diversivo. Lì conobbi Michele Canova”. E così ‘Perdono’, fatta uscire dalla porta di ogni major, rientrò dalla relativa finestra. “La perseveran­za è a mio parere il segreto di tutti i grandi che ho avuto la fortuna d’incontrare”, sostiene Jacky Marti, patron di Estival Jazz. Dev’essere quella che ha permesso a Louis Armstrong, nipote di schiavi, all’orfana Ella Fitzgerald, un’infanzia in mezzo alla feccia newyorkese, a Elvis Presley, figlio della Grande depression­e, di diventare qualcuno. Tutte storie di chi non ha avuto un padre così facoltoso da girare per negozi acquistand­o quante più copie possibile dei dischi del figlio, così che ne venissero stampate altre (è successo nel Nord Italia nei primi anni 80. E anche questa si può chiamare perseveran­za). Insomma a fare la differenza tra chi ha la stoffa della ‘star’ e chi naufraga in un mare di porte chiuse è forse anche quella che in psicologia si chiama resilienza: la capacità di resistere, di far fronte ai traumi in modo positivo, ossia trasforman­do le circostanz­e avverse in sfide. È un ottimo compagno di viaggio, un modo di prendere la vita, scrollando­si di dosso i panni di vittima e dandosi da fare per trasformar­e le delusioni e le ferite in affermazio­ni di sé stessi. Tutto ciò sembra preservare alcuni da depression­i e dagli strascichi di una serie di momenti no. Anche in musica, chi fa la gavetta e sa rialzarsi, anche più volte, senza perdere il sorriso rischia di farcela.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland