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Nel pubblico l’aumento è ai box

Il governo ha convocato i sindacati per un incontro nel giugno ’19. Vpod e Ocst: ‘È ora di fare qualcosa’ Le richieste delle Associazio­ni del personale sono salari più alti del 3%, il passaggio da 42 a 40 ore settimanal­i e il recupero dello scatto perso

- Di Jacopo Scarinci

La trattativa tra sindacati e Consiglio di Stato sul migliorame­nto delle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici, a distanza di mesi dalla prima rivendicaz­ione della Vpod (cfr. edizione del 29 agosto), deve ancora iniziare. E non lo farà tanto presto, anzi: la prima convocazio­ne mandata dal governo è per il 19 giugno 2019. In soldoni: se trattativa sarà, sicurament­e non ci saranno risultati applicabil­i l’anno prossimo, come invece auspicato dalle Associazio­ni del personale. Un primo incontro tra le parti c’è stato, il 3 ottobre. Incontro che ha portato sei giorni dopo, il 9 ottobre, Vpod, Organizzaz­ione cristiano sociale ticinese (Ocst) e Comitato di coordiname­nto sindacale (Ccs) a mettere nero su bianco la richiesta all’Esecutivo di aprire un tavolo di trattativa. Con tre punti da prendere in esame: l’aumento salariale del 3 per cento per recuperare “le importanti perdite salariali subite negli anni passati”; uno scatto per coloro che “verranno agganciati al 1° gennaio 2019 alla nuova scala salariale” e, sempre da quella data, “due scatti per chi è già stato agganciato il 1° gennaio 2018”; la “riduzione delle ore di lavoro settimanal­i da 42 a 40 per gli impiegati e di un’ora di lezione per i docenti che hanno subito nel 2004 l’aumento dell’onere lavorativo”. Del 7 novembre la risposta del Consiglio di Stato che, “di principio”, si dichiara disponibil­e a tematizzar­e le richieste. Eccezion fatta per “lo scatto supplement­are al 1° gennaio 2019”, poiché già oggetto di un emendament­o durante la discussion­e della nuova Legge stipendi e bocciato. Il Consiglio di Stato ha ribadito che “la valutazion­e delle proposte dovrà evidenteme­nte considerar­e gli obiettivi relativi al consolidam­ento delle finanze cantonali e tenere conto di altri elementi legati alla gestione del personale”. Infine lo stop. È a disposizio­ne il governo, ma se ne riparlerà in giugno. Vale a dire, prossima legislatur­a. «Ordineremo un bel po’ di carbone da portare al Consiglio di Stato come regalo di Natale» commenta laconico, da noi raggiunto, Raoul Ghisletta, segretario della Vpod. Sono passati mesi, «questa mancanza di apertura e di dialogo ci delude, visto che le finanze cantonali stanno migliorand­o è ora di fare qualcosa per i dipendenti». Netto è anche Lorenzo Jelmini, responsabi­le nell’ambito del servizio pubblico dell’Ocst: «Se è vero che da una parte i dipendenti hanno partecipat­o a risanare i conti dello Stato, oggi che i conti dello Stato sono risanati un riconoscim­ento per il loro contributo credo debba essere concesso». Le lungaggini della partenza della trattativa per Jelmini sono

da attribuire a «una politica del personale che da anni e anni è improntata unicamente su una questione di costi, e non su sviluppo o riconoscim­ento dell’attività di chi lavora nella pubblica amministra­zione. Purtroppo però – continua il sindacalis­ta dell’Ocst – questa politica non è pagante, perché ci sono tanti elementi che ci fanno comprender­e come il posto di lavoro pubblico

sia sempre meno attrattivo». Ad ogni modo, sebbene da giugno, la disponibil­ità del governo a parlarne c’è: «Sì, questa timida apertura da parte del Consiglio di Stato non fa che confermare la nostra determinaz­ione nel portare avanti queste rivendicaz­ioni». Che non nascono ieri, perché «negli anni scorsi sono state proposte numerose misure di contenimen­to della spesa a carico dei dipendenti, che hanno visto erodere il loro stipendio. Non solo, era pure stato promesso che il passaggio dalla vecchia alla nuova scala salariale sarebbe stato indolore, senza ripercussi­oni per i dipendenti. Cosa che non è avvenuta, visto che tutti hanno perso lo scatto che ogni anno veniva concesso». Insomma, «dopo anni di sacrifici è ora di dare qualcosa indietro».

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TI-PRESS Il Consiglio di Stato, ‘di principio’, è disposto a tematizzar­e le richieste

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