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Salari minimi: agire ora

- Di Amalia Mirante, economista e ricercatri­ce, candidata Ps per il CdS

Sono passati quarantadu­e mesi dal 14 giugno 2015. Tre anni e mezzo da quando l’elettorato ticinese ha approvato l’iniziativa dei Verdi “Salviamo il lavoro in Ticino”. Quasi milletrece­nto giorni, durante i quali il principio del salario minimo è rimasto iscritto nella nostra costituzio­ne senza mai diventare legge. I salari in Ticino sono sempre tra i più bassi in Svizzera. Siamo ancora il Cantone con più contratti normali di lavoro, quei contratti (...)

Segue da pagin 13 (...) settoriali obbligator­i introdotti quando i salari scendono sotto la soglia di allarme: in Ticino ne abbiamo da soli quasi altrettant­i quanto il resto della Svizzera messa assieme. A suo tempo chi scrive fu una delle poche esponenti non appartenen­te ai Verdi tra i proponenti dell’iniziativa. Firmai il testo – e mi impegnai nella campagna – perché ero convinta ci volesse una proposta moderata, pragmatica e, soprattutt­o, in grado di raccoglier­e consenso. Contro tutte le previsioni, l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino” fu accolta. E per fortuna, viste le condizioni del nostro mercato del lavoro. In Ticino i salari sono al di sotto della media nazionale del 16,9%. Ma questo dato è ingannevol­e come tutte le medie. La realtà è peggiore. E ad essere sotto tiro non sono più solo i salari bassi o quelli d’entrata, bensì anche quelli medio-alti. Il salario di un dipendente del settore legato alle attività legali, alla contabilit­à, all’architettu­ra e all’ingegneria, è più basso in Ticino del 30% rispetto a Zurigo. Nel ramo farmaceuti­co il salario nazionale è dell’82% più alto rispetto a quello ticinese. In altre parole, in questo settore, il salario in Ticino è quasi la metà di quello nazionale! E sono solo un paio di esempi…

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