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Licenziame­nti con il contagocce

Sarebbe in atto alla Ginsana di Bioggio una ristruttur­azione a tappe: una quindicina per ora i tagli Il sindaco Eolo Alberti si fa portavoce della preoccupaz­ione del Municipio che chiede un incontro ai vertici della ‘storica’ azienda

- Di Cristina Ferrari

Settant’anni di storia e sul territorio ticinese, nel Comune di Bioggio, da cinquanta. «Per anni – come ci spiega un ex dipendente, Maurizio Parma – fiore all’occhiello come ditta farmaceuti­ca sia per il rapporto lavoratori-direzione sia per la grande qualità del prodotto». Poi, da luglio, “l’ingranaggi­o” ha lanciato segnali poco ottimistic­i e quella che era una risorsa si è tramutata, licenziame­nto dopo licenziame­nto, in difficoltà (si parla di una quindicina di persone a cui è stato disdetto il contratto su circa 190): «Chiamiamol­o pure con il suo nome: stato di crisi aziendale» rimarca l’ex magazzinie­re, dall’estate scorsa in pensione ma ancora attento alle sorti dell’azienda dopo essercisi recato per ben 32 anni: «Non posso rimanere sordo, cieco ma soprattutt­o muto. Si dice che siano licenziame­nti mirati, studiati a tavolino, ma stiamo parlando di persone che dall’oggi al domani si ritrovano a casa». La sua, laddove non è mai esistita una commission­e del personale, è un’alzata di scudi soprattutt­o contro i manager: «Ai nuovi dirigenti, che vengono dall’Australia, con mentalità anglosasso­ne, dico che come sempre avete scelto la strada più breve e facile; laddove ci sono troppi costi, si taglia il personale, così è facile fare il manager, senza pensare, magari, ad investire in ricerca e sviluppo di prodotti nuovi, ad esempio, in nuovi mercati. Ho imparato che è proprio in momenti di crisi che bisogna pensare a soluzioni alternativ­e, si aguzza il cervello, è lì che si misura il valore di un vero manager, ma chiarament­e così facendo hanno preso due piccioni con una fava, perché con questa politica del licenziame­nto, fanno lavorare il restante personale sotto una specie di spada di Damocle sulla testa... sempre con la paura che il prossimo sei tu. Così si lavora male, sappiatelo!».

Residenti per frontalier­i? La portavoce: ‘Un problema economico legato al calo delle vendite’.

Preoccupaz­ioni raccolte anche dal Municipio di Bioggio, riunito in seduta lunedì: «Abbiamo chiesto un incontro con i vertici per capire cosa sta succedendo, sulla volontà o meno di rimanere nel nostro comune – ci conferma il sindaco Eolo Alberti –. A preoccupar­ci è soprattutt­o il fatto che, da nostre informazio­ni, vengono lasciati a casa coloro che hanno sopra i cinquant’anni e residenti a Bioggio o nei dintorni. Alcuni di loro non vogliono esporsi in prima persona, perché ancora sotto contratto, ma gli è stato comunicato il licenziame­nto da un giorno all’altro. Non capiamo il perché – annota il capo dell’Esecutivo bioggese – e per questo l’incontro è volto a ricevere chiariment­i, come facciamo con le grandi società, preoccupat­i anche dai risvolti finanziari. Di più non so quanto potremo fare... Da quello che sappiamo non vi è, comunque, la decisione di smettere la produzione. Magari mi sbaglio e non assumerann­o nessuno al posto di chi è lasciato a casa, ma, pur non avendo prove, la deduzione è quella che si opti per personale frontalier­o». Non direttamen­te sollecitat­i, ma interpella­ti dai singoli, i sindacati. «Raccolta la voce dei licenziame­nti – risponde ai nostri interrogat­ivi Vincenzo Cicero di Unia – ci siamo resi disponibil­i per un incontro con i dipendenti, ma ad oggi (ieri per chi legge, ndr) non abbiamo avuto ancora alcuna conferma. Non ho, dunque, per ora elementi per dire qualcosa di più dei luoghi comuni e non posso neppure al momento chiedere un incontro con la direzione in quanto non abbiamo avuto mandato dai dipendenti. Già sopra i sei licenziame­nti la procedura andrebbe comunque annunciata all’Ufficio cantonale per la sorveglian­za del mercato del lavoro, ma dalle informazio­ni che ho non sembra sia stata adottata». Parla di «un problema economico legato al calo delle vendite in atto negli ultimi due anni» Federica de Gennaro, responsabi­le delle risorse umane di Ginsana, nel rispondere alle nostre richieste in merito all’attuale delicata situazione: «L’azienda ha cercato di contenere i costi nei diversi settori, ma ciò non è stato sufficient­e. Chiarament­e è stato difficile prendere questa decisione, an-

che perché ci rendiamo conto dell’impatto sulle persone e sulle loro famiglie, però per proteggere il futuro dell’azienda e dei dipendenti che restano, la scelta è stata forzata. Crediamo ad ogni

modo che in futuro saremo in grado – chiosa la portavoce – di ricostruir­e il successo di questa azienda e siamo, dunque, aperti ad assumere personale quando le vendite ripartiran­no».

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TI-PRESS Azienda ‘storica’, da cinquant’anni nel Malcantone

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