Yakin, la cura rivitalizzante
L’arrivo di Murat sulla panchina ha mutato le dinamiche e il Sion ha ottenuto 14 punti in 10 partite (9 nelle ultime 3)
Lugano e Sion non vanno a braccetto. Nei sedici turni di campionato già in archivio, soltanto due volte (8ª e 13ª giornata) hanno ottenuto lo stesso numero di punti. In entrambi i casi si è trattato di sconfitte, contro Xamax e Basilea per i bianconeri, contro Zurigo e San Gallo per i vallesani. E, giocoforza, domenica avranno soltanto una possibilità su tre di ottenere lo stesso risultato, visto che si affronteranno faccia a faccia a Cornaredo. Per i biancorossi, in serie positiva da tre giornate, è l’occasione per vendicare la sconfitta all’esordio stagionale, sconfitta che aveva subito posto un punto interrogativo sul futuro di Maurizio Jacobacci... «Avremmo voluto iniziare con il piede giusto, ma eravamo stati castigati da un errore del portiere su quel rinvio da 70 metri di Mihajlovic – afferma il direttore generale vallesano Marco Degennaro –. Una battuta d’arresto che aveva iniziato a far scricchiolare la panchina». E il cambio di allenatore, arrivato dopo la sesta giornata, ha dato la svolta. Con Murat Yakin il passo è cambiato (14 punti in 10 partite, 9 nelle ultime 3)... «Il lavoro di Murat sta iniziando a pagare. Ha avuto bisogno di un periodo di adattamento, tant’è che abbiamo perso le prime due partite dopo il suo arrivo, ma adesso iniziamo a raccogliere i frutti. Il suo impatto all’interno dello spogliatoio è stato molto forte, la sua è una presenza che si percepisce e che genera tranquillità. A livello tecnico-tattico non ha cambiato grandi cose. Ha curato qualche dettaglio, ha provato a modificare alcuni aspetti, ma sostanzialmente direi che il sistema è rimasto invariato. È vero che ha utilizzato alcuni giocatori in ruoli diversi rispetto alla gestione di Jacobacci, ciò che ha portato la squadra ad essere più alta e più aggressiva. Qualche aggiustamento sì, ma
non tanto nel modulo, quanto negli interpreti». Ed ha rivitalizzato alcuni giocatori in chiara crisi di identità. Uno su tutti Kasami... «Certo, ultimamente Pajtim sta facendo molto bene, così come il giovanissimo Bastien Toma (classe 1999, ndr). L’impatto di Yakin sul gruppo ha ridato certezze a chi stava attraversando un periodo difficile. Sono piccoli dettagli che però aiutano molto». A Murat Yakin la personalità non è mai mancata. Così come non manca al presidente Christian Constantin. Una miscela potenzialmente esplosiva... «In quanto a personalità stiamo
messi davvero bene. Per adesso, però, tutto funziona a meraviglia e il presidente si è mostrato incline alla pazienza anche nelle prime settimane, quando i risultati non hanno immediatamente premiato il lavoro del nuovo tecnico. Constantin gli ha lasciato il tempo necessario per far passare i suoi concetti, senza salire sulle barricate al primo passo falso». Nonostante l’inizio difficile (6 punti nelle prime 8 partite), il Sion ha totalizzato sin qui tre punti in più rispetto a un anno fa... «Non prenderei la passata stagione quale metro di giudizio. È stata dura, faticosa, devastante fino alla fine. Il fatto di essere comunque davanti rappresenta, al di là di tutto, una buona notizia, visto che a un certo punto stavamo addirittura facendo peggio di un anno fa. Il morale della società è in risalita e anche per chi non svolge un compito strettamente legato all’aspetto sportivo, l’aria che si respira è meno pesante e permette di lavorare meglio». Sion sembra un calderone costantemente in ebollizione e sul punto di esplodere... «Di anno in anno cerchiamo di assestarci nelle parti alte della classifica, poi di volta in volta subentra qualche problematica che ci impedisce di essere costanti sull’arco del campionato. Forse siamo davvero un calderone in ebollizione, dal Sion più che da ogni altra società ti aspetti il cambio dell’allenatore anche quando i risultati sono positivi. Siamo una società spasmodicamente votata alla ricerca del successo. E quando questo non arriva si cerca subito di apportare modifiche. A cosa è dovuto tutto ciò? Credo alla voglia di vincere sempre e comunque, ma siccome nel calcio il successo non è un’equazione matematica, quando i conti non tornano si ha la tendenza a porre subito in discussione determinati ruoli».