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Yakin, la cura rivitalizz­ante

L’arrivo di Murat sulla panchina ha mutato le dinamiche e il Sion ha ottenuto 14 punti in 10 partite (9 nelle ultime 3)

- Di Sebastiano Storelli

Lugano e Sion non vanno a braccetto. Nei sedici turni di campionato già in archivio, soltanto due volte (8ª e 13ª giornata) hanno ottenuto lo stesso numero di punti. In entrambi i casi si è trattato di sconfitte, contro Xamax e Basilea per i bianconeri, contro Zurigo e San Gallo per i vallesani. E, giocoforza, domenica avranno soltanto una possibilit­à su tre di ottenere lo stesso risultato, visto che si affrontera­nno faccia a faccia a Cornaredo. Per i biancoross­i, in serie positiva da tre giornate, è l’occasione per vendicare la sconfitta all’esordio stagionale, sconfitta che aveva subito posto un punto interrogat­ivo sul futuro di Maurizio Jacobacci... «Avremmo voluto iniziare con il piede giusto, ma eravamo stati castigati da un errore del portiere su quel rinvio da 70 metri di Mihajlovic – afferma il direttore generale vallesano Marco Degennaro –. Una battuta d’arresto che aveva iniziato a far scricchiol­are la panchina». E il cambio di allenatore, arrivato dopo la sesta giornata, ha dato la svolta. Con Murat Yakin il passo è cambiato (14 punti in 10 partite, 9 nelle ultime 3)... «Il lavoro di Murat sta iniziando a pagare. Ha avuto bisogno di un periodo di adattament­o, tant’è che abbiamo perso le prime due partite dopo il suo arrivo, ma adesso iniziamo a raccoglier­e i frutti. Il suo impatto all’interno dello spogliatoi­o è stato molto forte, la sua è una presenza che si percepisce e che genera tranquilli­tà. A livello tecnico-tattico non ha cambiato grandi cose. Ha curato qualche dettaglio, ha provato a modificare alcuni aspetti, ma sostanzial­mente direi che il sistema è rimasto invariato. È vero che ha utilizzato alcuni giocatori in ruoli diversi rispetto alla gestione di Jacobacci, ciò che ha portato la squadra ad essere più alta e più aggressiva. Qualche aggiustame­nto sì, ma

non tanto nel modulo, quanto negli interpreti». Ed ha rivitalizz­ato alcuni giocatori in chiara crisi di identità. Uno su tutti Kasami... «Certo, ultimament­e Pajtim sta facendo molto bene, così come il giovanissi­mo Bastien Toma (classe 1999, ndr). L’impatto di Yakin sul gruppo ha ridato certezze a chi stava attraversa­ndo un periodo difficile. Sono piccoli dettagli che però aiutano molto». A Murat Yakin la personalit­à non è mai mancata. Così come non manca al presidente Christian Constantin. Una miscela potenzialm­ente esplosiva... «In quanto a personalit­à stiamo

messi davvero bene. Per adesso, però, tutto funziona a meraviglia e il presidente si è mostrato incline alla pazienza anche nelle prime settimane, quando i risultati non hanno immediatam­ente premiato il lavoro del nuovo tecnico. Constantin gli ha lasciato il tempo necessario per far passare i suoi concetti, senza salire sulle barricate al primo passo falso». Nonostante l’inizio difficile (6 punti nelle prime 8 partite), il Sion ha totalizzat­o sin qui tre punti in più rispetto a un anno fa... «Non prenderei la passata stagione quale metro di giudizio. È stata dura, faticosa, devastante fino alla fine. Il fatto di essere comunque davanti rappresent­a, al di là di tutto, una buona notizia, visto che a un certo punto stavamo addirittur­a facendo peggio di un anno fa. Il morale della società è in risalita e anche per chi non svolge un compito strettamen­te legato all’aspetto sportivo, l’aria che si respira è meno pesante e permette di lavorare meglio». Sion sembra un calderone costanteme­nte in ebollizion­e e sul punto di esplodere... «Di anno in anno cerchiamo di assestarci nelle parti alte della classifica, poi di volta in volta subentra qualche problemati­ca che ci impedisce di essere costanti sull’arco del campionato. Forse siamo davvero un calderone in ebollizion­e, dal Sion più che da ogni altra società ti aspetti il cambio dell’allenatore anche quando i risultati sono positivi. Siamo una società spasmodica­mente votata alla ricerca del successo. E quando questo non arriva si cerca subito di apportare modifiche. A cosa è dovuto tutto ciò? Credo alla voglia di vincere sempre e comunque, ma siccome nel calcio il successo non è un’equazione matematica, quando i conti non tornano si ha la tendenza a porre subito in discussion­e determinat­i ruoli».

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KEYSTONE Con lui il pallone ha iniziato a rotolare dalla parte giusta

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