Curiosa e rigorosa, è morta Renata Broggini
Nel sito internet degli Archivi Riuniti Donne Ticino la si può rivedere in un’intervista raccolta poco più di un anno fa. Renata Broggini rievocava gli anni alla Magistrale, i maestri come Guido Calgari, con cui aveva scoperto la motivazione per il lavoro su “documenti” e su “prove”. Un metodo che l’avrebbe accompagnata, come storica, ricercatrice e saggista rigorosa. Un esempio di cultura, il suo, destinato a restare nonostante la sua scomparsa nella notte fra lunedì e martedì in una clinica di Orselina. Nata a Locarno nel 1932, figlia di una famiglia italiana del Lago Maggiore, sorella di Romano, come detto Renata Broggini si era formata alla Magistrale a Locarno, per poi laurearsi in Storia a Pavia con una tesi dal titolo “Momenti del pensiero politico italiano: il foglio ‘Libertà’, Bellinzona 1944-1945”. Era solo l’inizio di un percorso che l’ha portata più volte ad osservare la realtà svizzero-italiana degli anni 40, in particolare dal punto di vista dei profughi italiani ed ebrei che qui cercarono riparo (spesso invano, come da lei evidenziato). In questo senso vanno ricordati i suoi libri ‘Terra d’asilo. I rifugiati italiani in Svizzera 1943-1945’ (il Mulino, 1993), ‘La frontiera della speranza. Gli ebrei dall’Italia verso la Svizzera 19431945’ (Mondadori, 1998), ‘Passaggio in Svizzera. L’anno nascosto di Indro Montanelli 1944-1945’ (Feltrinelli, 2007). La sua vivacità intellettuale l’ha però indotta ad allargare lo sguardo, ad esempio avvicinando il mondo letterario con un volume prezioso come ‘Pagine ticinesi di Gianfranco Contini’ (Salvioni, Bellinzona 1986). RED