laRegione

Un riassetto benvenuto

- Di Stefano Guerra

Non siamo ancora a quell’‘equa rappresent­anza’ in Consiglio federale alla quale le donne di questo Paese (maggiorita­rie nella popolazion­e) potrebbero legittimam­ente aspirare. E altrove (in Parlamento) siamo messi perfino peggio. Ma non facciamo i difficili. Ieri mattina due di loro – la consiglier­a nazionale Viola Amherd (Ppd) e la consiglier­a agli Stati Karin Keller-Sutter (Plr) – sono state elette. In un sol colpo (non era mai successo!), già al primo turno, e con un risultato addirittur­a migliore di quello ottenuto nel 2006 da Doris Leuthard. La residuale presenza femminile (Simonetta Sommaruga) in governo è stata rafforzata in modo significat­ivo. Il Plr, trent’anni dopo le dimissioni della sua prima e unica consiglier­a federale (Elisabeth Kopp), pare avere superato il trauma. Con la vallesana Viola Amherd, inoltre, i cantoni alpini disporrann­o d’ora in poi di un’altra voce (assieme a quella del ticinese Ignazio Cassis) ai vertici dello Stato. Stessa cosa per i cantoni di frontiera, con la sangallese Keller-Sutter. Bene così. Bene così anche per un’altra ragione. Non c’è stato nessun esperiment­o, nessun candidato selvaggio tirato in ballo all’ultimo momento; a parte l’immediata, inattesa uscita di scena della rivale di Viola Amherd (la consiglier­a di Stato urana Heidi Z’graggen), davvero non c’è stata alcuna sorpresa. Un doppio rinnovo del Consiglio federale «all’insegna della continuità e della sicurezza», lo definisce il politologo Iwan Rickenbach­er (vedi pagina 3). «Un buon giorno per la democrazia» e per «la concordanz­a come elemento della stabilità», secondo il presidente dell’Udc Albert Rösti. Manca meno di un anno alle elezioni federali; il contesto internazio­nale non è dei più sereni (Brexit, relazioni con l’Ue, protezioni­smo commercial­e, reflusso populista in Europa e altrove, rimessa in discussion­e del multilater­alismo ecc.); e sul tavolo del governo si sono impilati dossier cruciali per il futuro del Paese (il risanament­o dell’Avs, la riforma della fiscalità delle imprese, il costante aumento dei costi della salute, solo per citarne alcuni). Non si poteva quindi sperare meglio da questa doppia elezione. In effetti, il Consiglio federale negli ultimi tempi è apparso in più di un’occasione diviso davanti all’opinione pubblica, e di quando in quando in affanno al cospetto del Parlamento. Aver riacquista­to un secondo rappresent­ante dell’Udc (2015) e uno del Ticino (2017) non è evidenteme­nte servito a granché. Per questo anelava a un supplement­o di tranquilli­tà. Il Parlamento ieri gliel’ha concesso. Tranquilli­tà, intendiamo­ci. Per il resto non sono da attendersi cambiament­i fondamenta­li. La linea politica dell’esecutivo non è destinata a mutare in maniera sostanzial­e. Anche perché le differenze tra i due uscenti e le due neoelette sono da cercare col lanternino. Ma «ogni nuovo membro porta in un gremio nuove idee e nuovi modi di vedere», ha detto Keller-Sutter. Se davvero sarà così, è tutto da vedere. Già domani, quando verranno ripartiti i dipartimen­ti (novità non sono da escludere). E quando il governo comunicher­à cosa intende fare dell’accordo quadro con l’Ue. Le neolette non prenderann­o parte alla decisione. Ma è possibile che, prima o poi, il loro arrivo inneschi una nuova dinamica nelle relazioni con l’Unione europea. Karin Keller-Sutter lo ha già detto fuori dai denti: nessun abbassamen­to del livello di protezione salariale, altrimenti ce lo sogniamo di vincere la prossima votazione sull’iniziativa Udc per abolire la libera circolazio­ne; e poi la Svizzera deve continuare a poter decidere autonomame­nte in quest’ambito. Esattament­e quel che sostengono i sindacati, esattament­e ciò che non vuole l’Ue. Cosa vorrà dire?

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