laRegione

Segre, diatriba fra Quadri e socialisti

Le parole del ministro alla senatrice italiana Liliana Segre scatenano un aspro botta e risposta Il Ps chiede all’esecutivo di prendere posizione sulle esternazio­ni del municipale, accusandol­o di aver oltrepassa­to il limite

- di Alfonso Reggiani e Dino Stevanovic

Le scuse di Manuele Bertoli, a nome del Ticino, scatenano il controvers­o post del municipale leghista e la risposta indignata della sinistra che chiede spiegazion­i al Municipio.

L’atto parlamenta­re? ‘È inopportun­o: il Municipio non deve rendere conto dei miei post su Facebook. Sulle scuse alla signora non sono entrato nel merito, ma confermo quanto scritto: è stata colta l’occasione per fare campagna elettorale alla politica delle frontiere aperte’. E ancora: ‘Non diffondo odio, è la sinistra che attacca chi la pensa diversamen­te’.

Lorenzo Quadri

TI-PRESS

‘Non potevamo far finta di nulla. Il suo ultimo post è la goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo fare una brutta figura alle nostre autorità. Criticare la richiesta di perdono di Bertoli a una persona testimone di quel periodo nefasto della storia significa non avere il rispetto di quello che è stato oppure ritenere che ciò che è successo vada bene’.

Simona Buri

TI-PRESS

“Tutto ha un limite… Stop allo spaccio di odio”: è quantomai chiaro il titolo dell’interpella­nza presentata dal gruppo Ps-Pc in Consiglio comunale. Un’interpella­nza, scattata anche dopo il commento firmato da Lorenzo Erroi apparso ieri su ‘laRegione’, che chiede all’esecutivo di Lugano se condivide quanto pubblicato sui social dal municipale leghista Lorenzo Quadri, che ha criticato le scuse pubbliche alla senatrice italiana e testimone dei campi di concentram­ento nazisti Liliana Segre da parte del Consiglier­e di Stato Manuele Bertoli, che secondo lui avrebbe approfitta­to della situazione per fare campagna elettorale. Ma c’era proprio bisogno di un atto parlamenta­re? «Non potevamo più far finta di nulla. L’ultimo post di Quadri rappresent­a la goccia che ha fatto traboccare il vaso, facendo peraltro fare una brutta figura alle nostre autorità cantonali e a quelle comunali che l’hanno invitata a Lugano – risponde la capogruppo Ps Simona Buri –. Quando critica le scuse a una persona che sulla sua pelle ha vissuto quel periodo nefasto della storia europea, vuole dire che Quadri non ha neppure il rispetto di quello che è stato, oppure ritiene che ciò che è successo andava bene». Nell’interpella­nza, il gruppo ha porto scuse pubbliche a Liliana Segre, il cui vissuto “non è narrativa horror ma storia che va raccontata e spiegata alle nuove generazion­i per evitare che si ripetano situazioni del genere”. Non solo. «Ci pare che Quadri quando pubblica questo genere di post, ogni volta si dimentichi del ruolo istituzion­ale che ricopre a livello comunale e nazionale – osserva Buri –. Non può scrivere ciò che vuole solo perché la Lega l’ha sempre fatto sul ‘Mattino della domenica’ (che lui dirige, ndr) e perché nessuno dice niente. Sono curiosa di sentire cosa ne pensa il sindaco di Lugano Marco Borradori, che dovrà pur esprimere un certo imbarazzo, se non una presa di distanza dal suo collega». Una presa di distanza invocata dalla Sinistra, che nell’atto parlamenta­re sottolinea che queste esternazio­ni sono un “livello politico basso”, “offensivo e di cattivo gusto”, di cui si vergogna. «Il mio profilo Facebook non lo gestisce il Municipio e ci mancherebb­e altro. Come non devo rendere conto di quello che ci scrivo, evidenteme­nte l’esecutivo non deve rendere conto dei miei post» replica il municipale, sostenendo che sia fuori luogo la scelta di ricorrere a un’interpella­nza piuttosto che a un comunicato stampa. Risposto a questa contestazi­one – su cui chiarament­e a questo punto dovrà prendere posizione il Municipio –, il capodicast­ero Socialità conferma le sue posizioni. «Bertoli ha colto l’occasione per fare campagna elettorale, per fare propaganda alla politica delle frontiere spalancate dimentican­do che se in Svizzera e in Europa cresce l’antisemiti­smo la colpa è di una politica migratoria scriteriat­a che porta anche islamisti e antisemiti. Ritengo inoltre che la sinistra, con i suoi attacchi a Israele, contribuis­ca a diffondere l’antisemiti­smo. È quindi contraddit­torio e incoerente da un lato scusarsi e dall’altro – tramite queste politiche migratorie – stendere il tappeto rosso al ritorno dell’antigiudai­smo». Quadri rinvia anche al mittente le accuse di veicolare l’odio: «Comincino a guardare in casa propria. Sono intolleran­ti, diffondono loro odio e disprezzo nei confronti di chi la pensa diversamen­te». E sul ‘casus belli’, ossia le scuse a Segre? «Non sono entrato nel merito, non le discuto. Ritengo che non mi competano. E forse neanche a Bertoli, ma a un’autorità federale».

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