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Trote morte per il cloro nel Faloppia ‘Serve una tutela’

Scoperta la causa dell’inquinamen­to di luglio nel Faloppia. Resta sconosciut­o l’autore del gesto Il municipale di Coldrerio Muschietti è deciso a visitare i Comuni oltrefront­iera. Aspettando il tavolo insubrico.

- Di Daniela Carugati

È stata tutta colpa del cloro attivo; anzi, della candeggina. I risultati delle analisi condotte dal Dipartimen­to del territorio non lasciano dubbi: ora si sa che a provocare la moria di trote e avannotti nel Faloppia, il 13 luglio scorso, è stata una immissione (abbondante) di acqua... clorata a monte del depuratore di Ronago (scagionato definitiva­mente), appena oltre il confine. Sono passati alcuni mesi ma a Matteo Muschietti, capodicast­ero Ambiente a Coldrerio – che ieri ha reso noto il responso del laboratori­o –, brucia ancora. Non fosse altro, scandisce, perché nel 2018, solo nel periodo fra maggio e luglio, gli episodi «increscios­i» sono stati tre. Tre inquinamen­ti le cui responsabi­lità sono venute a galla solo in una occasione: quando l’impianto di depurazion­e patì gli effetti di un black-out. L’impegno a indagare sulla mano, sinora ignota, che ha gettato il cloro è preso, assicura ancora Muschietti. Ma non basta. Non per garantire a un fiume come il Faloppia, peraltro transfront­aliero – nasce a Faloppio, scorre su suolo svizzero, poi si getta nella Breggia e va ad alimentare il lago di Como –, una qualità delle acque «accettabil­e». Anche a vantaggio dei pescatori e di quanti, ad esempio a Seseglio, al parco giochi, vivono il torrente, anche bagnandosi. In realtà, una risposta istituzion­ale a quelli che Muschietti definisce addirittur­a «atti criminali» c’è stata. La Regio Insubrica, sollecitat­a dalle stesse autorità locali, ha istituito un tavolo tecnico di monitoragg­io (che sarà operativo a tutti gli effetti dal 2019) e attiverà, sui due versanti del valico, delle ‘sentinelle’ di riferiment­o. «L’iniziativa – commenta il capodicast­ero – è lodevole, ma forse non sufficient­e». Non avete fiducia? «L’impression­e – ci fa notare il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni –è che all’interno della Comunità di lavoro ora vi sia stato un cambio di passo; si avverte la voglia di prendere in mano la situazione». Su questo fronte, però, fa capire ancora Arrigoni, la problemati­ca sin qui sembra essere stata un po’ sottovalut­ata: «E la frontiera non facilita un intervento coordinato».

Chiasso è ‘preoccupat­o’

In effetti, il sindaco non nasconde che il Comune è «preoccupat­o». Il torrente costeggia il quartiere di via Soldini, «in fase di riqualific­a», e non a caso è stato oggetto di un progetto di rinaturazi­one cantonale e federale. Ma senza la volontà politica di risolvere il problema degli inquinamen­ti, si lascia intendere sottotracc­ia, gli investimen­ti fatti rischiano di essere vanificati. Ecco perché, al di là delle misure insubriche, Muschietti ha deciso di passare al ‘porta a porta’. «Ho intenzione – ci dice – di visitare personalme­nte tutti i Municipi dei Comuni lungo il fiume e parlare con le autorità, affinché si facciano garanti della protezione delle acque del Faloppia». I problema, ribadisce, è sul lato italiano. «Bisogna, quindi, che tutta la popolazion­e, e questo è compito dei Municipi dei Comuni italiani, sia informata in modo capillare, per renderla consapevol­e che l’acqua ricopre un ruolo essenziale per la vita di tutti noi». Ieri a Coldrerio, va detto, di interlocut­ori d’oltreconfi­ne non ne erano presenti. Da noi contattato, il vicesindac­o del Comune di Uggiate-Trevano, nonché consiglier­e provincial­e delegato della Provincia di Como, Mirko Baruffini, non avendo informazio­ni di prima mano ha preferito non rilasciare dichiarazi­oni. Riservando­si la facoltà, ci ha fatto sapere, di far convocare le parti al tavolo ambiente di prossima istituzion­e alla Regio Insubrica. La partita istituzion­ale la si giocherà lì. Sul fiume, però, gli occhi restano aperti. Come quelli di Giuseppe Giussani: è stato lui, la mattina del 13 luglio, a lanciare l’sos. «Dal 2000 sono pensionato – racconta – e con il mio cane passeggio ogni giorno lungo il Faloppia: controllo sempre e se è il caso segnalo a chi di dovere. Quel giorno ho visto galleggiar­e dei pesci morti e mi sono attivato subito. Non era la prima volta, comunque. Ricordo ancora i tempi in cui le acque si tingevano di vari colori per la presenza delle tintorie». Del resto, fa memoria Arrigoni, quella degli inquinamen­ti fluviali nel Mendrisiot­to è una «storia lunga».

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Si resta vigili

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