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L’iPhone dove lo butto

Oltre ai rifiuti, i gadget elettronic­i creano ansia e stress a chi li produce

- Di Generoso Chiaradonn­a

Stando alle Ong Pane per tutti e Sacrificio Quaresimal­e il rischio di suicidio aumenta nelle fabbriche cinesi nei periodi di forte domanda

Il mondo occidental­e è un grande consumator­e – e ben oltre lo spreco – di prodotti e gadget elettronic­i: dai tablet, agli smartphone passando per altre decine di oggetti che spesso durano lo spazio di una stagione. Basta dare un’occhiata ai nostri cassetti per scoprire quanti apparecchi, che al momento dell’acquisto sembrava quasi un obbligo avere e che ora sono lì inesorabil­mente abbandonat­i da anni: dall’iPod o simili per ascoltare la musica con le cuffiette ai vari videogame dei nostri figli rapidament­e superati dall’arrivo sul mercato dell’ultimo ritrovato tecnologic­o, ai vari modelli di telefonini cambiati al ritmo di uno ogni due anni. Il risultato sono montagne di rifiuti che non sempre vengono smaltiti nel modo corretto. Ricordiamo che gli scarti elettrici ed elettronic­i sono una vera e propria miniera di materie prime secondarie (metalli preziosi e terre rare su tutti). La Svizzera da tempo ha aderito alla Convenzion­e di Basilea e ha, per esempio, avviato la ‘Mobile phone partnershi­p initiative’ e la ‘Partnershi­p on computing equipment’ al fine di promuovere il trattament­o sostenibil­e dei

telefoni cellulari e dei computer non più usati. Un rapporto dell’Onu del 2017 svela l’allarme dei rifiuti elettronic­i smaltiti illegalmen­te. L’e-waste è fuori controllo, pone rischi per la salute e sottrae risorse preziose. Il traffico illecito annuale riguarda rifiuti Raee (Rifiuti apparecchi

elettrici ed elettronic­i) per un valore complessiv­o di 19 miliardi di dollari. Ogni anno – secondo il rapporto – l’industria elettronic­a, uno dei settori più grandi del mondo e in maggiore crescita, genera fino a 41 milioni di tonnellate di rifiuti elettronic­i, con particolar­e riferiment­o a computer e smartphone. La sostenibil­ità delle apparecchi­ature elettronic­he inizia però prima del loro eventuale smaltiment­o. Stando a un recente studio commission­ato e cofinanzia­to dalle Ong svizzere Sacrificio quaresimal­e e Pane per tutti, le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi di gadget elettronic­i aumentano il rischio di suicidio dei dipendenti e tra i motivi ci sono i ritmi di lavoro generalmen­te pressanti che aumentano, generando stress, prima dei picchi di vendita come il Natale. Nel 2010 avevano fatto scalpore numerosi casi di suicidio pressoi il fornitore cinese di Apple, Foxconn. Il nuovo studio, reso noto nei giorni scorsi, esamina altre aziende e dimostra che anche lì le condizioni di lavoro svolgono un ruolo scatenante nei suicidi dei loro impiegati. Tra i fattori più importanti (sono stati esaminati 167 casi di suicidio e sono state svolte indagini in 44 aziende, ndr) si citano lo stress causato dalla non concession­e di adeguati periodi di riposo, nonché conflitti e intimidazi­oni da parte di quadri e dirigenti. Per Sacrificio quaresimal­e e Pane per tutti, la sostituzio­ne sempre più rapida dei dispositiv­i elettronic­i aumenta la pressione di produzione e lo stress e quindi il rischio di suicidio dei dipendenti. Le due organizzaz­ioni hanno anche stilato un decalogo (cfr. infografic­a) per sensibiliz­zare i consumator­i svizzeri su ciò che si può fare concretame­nte. Un consiglio su tutti: riparare i dispositiv­i rotti (è possibile) o acquistarl­i di seconda mano (esistono siti online).

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Il decalogo del consumator­e consapevol­e

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