Mercati nervosi, tra Brexit e incertezze globali
Lugano – «In questo mondo ballerino in cui i mercati si muovono senza una chiara tendenza dobbiamo aspettarci un 2019 fragile in termine macroeconomici e soprattutto politici». Con queste parole ha esordito, parlando agli operatori del settore nei giorni scorsi a Lugano, Marco Piersimoni, Senior investment manager di Pictet asset management. L’esplosione di volatilità, dovuta vuoi alla situazione di incertezza in Italia dopo le recenti elezioni come pure ai continui dibattiti in Europa o alle possibili conseguenze dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, sta portando gli investitori a essere sempre più cauti. «Un atteggiamento comprensibile – ha continuato Piersimoni – anche alla luce del fatto che nell’anno che sta per finire l’88 % delle attività ha avuto rendimenti negativi. Si è perso sulle azioni, ma si è perso anche su tutti i bond ed è quindi arrivato il momento di ragionare su altri temi». Il clima di incertezza è dovuto anche al fatto che i ‘grandi del pianeta’ sembrano reticenti a prendere decisioni. E qui Marco Piersimoni ci porta al recente G20 tenutosi a Buenos Aires. «Si sono incontrati per una bella cena di gala, ma fatti non se ne sono visti e dichiarazioni non se ne sono sentite. Unica notizia di rilievo è stato l’accordo tra Usa e Cina per una temporanea tregua commerciale sui dazi ma – e la cosa va sottolineata – mentre la stampa americana ha enfatizzato sull’esito positivo dell’incontro tra i due capi di stato, i giornali di Xi Jinping non hanno speso una riga per riportare la notizia». L’Italia, dal canto suo, ha presentato una manovra finanziaria non in ottemperanza con le regole europee. «Ma non è questo il solo problema – continua Piersimoni –. La paura è che sussiste il grave pericolo di ridenominazione dei titoli di stato italiani». E poi c’è da considerare l’impatto che avrà la Brexit, impatto che, a seconda dell’accordo che ne scaturirà, si riverserà sui tassi dei titoli britannici e sul cambio sterlina-dollaro Usa. Ieri i mercati hanno avuto un’altra correzione (oltre l’1,5%). Causa di incertezza sono anche il rischio di un forte aumento dei prezzi del petrolio abbinato il fatto che la crescita del Pil americano potrebbe rallentare generando volatilità.