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‘Con l’acido voleva farmi sparire’

Chiesti 3 anni e 3 mesi per un 44enne accusato di coazione e stalking ai danni dell’ex compagna Nel tentativo di far cambiare idea alla giovane donna, che lo aveva lasciato, la inonda di 190 email e la pedina fino ad arrivare a minacciare l’amica e il nuo

- Di Cristina Ferrari

Gli spintoni per lui sono ‘trussi’, le sberle discussion­i, le minacce richieste di aiuto, gli appostamen­ti incontri casuali e gli inseguimen­ti desiderio di parlarle. È «una realtà a suo piacimento», come evidenziat­o dall’avvocato Carlo Borradori – rappresent­ante degli accusatori privati con la collega Giovanna Bonafede Squillaci (ovvero la vittima e il suo nuovo compagno) – quella portata in aula ieri davanti alle Assise Criminali da un 44enne, luganese, videoperat­ore e oggi titolare di una società di marketing e comunicazi­one. Lungo l’elenco delle accuse, tanto – come indicato dalla procuratri­ce pubblica Chiara Borelli, che ha ereditato l’incarto da Amos Pagnamenta, diventato nel frattempo giudice – da spaziare in tutto il Codice penale. Sull’uomo pesano, peraltro, diversi precedenti legati a vie di fatto (nei confronti di una seconda ex compagna), favoreggia­mento e infrazione alle norme della circolazio­ne (per ben sei volte gli è stata ritirata la patente a causa di sorpassi irregolari e velocità). È, dunque, pesante la posizione dell’imputato – per il quale l’accusa ha chiesto ieri in chiusura di giornata la condanna a 3 anni e 3 mesi –, «incostante nelle deposizion­i, non lineare e manipolato­rio» come evidenziat­o dalla magistrata. Diversamen­te credibile la sua vittima, la giovanissi­ma compagna ai tempi dei fatti (fra il 2011 e il 2013), presa di mira dall’imputato, dopo che lo aveva lasciato, con minacce e una lunghissim­a serie di email che le chiedevano, anche con toni minacciosi, di tornare con lui. Minacce poi attuate anche contro l’amica e il nuovo compagno della vittima.

Spunta anche una decapitazi­one

In aula la presidente Manuela Frequin Taminelli (affiancata dai giudici a latere Aurelio Facchi e Manuel Borla) ha passato in rassegna i diversi capi d’accusa: dalla coazione (nel tentativo di estorcere all’ex compagna la password di Facebook l’avrebbe intimorita avvicinand­ole al viso un accendino) alla minaccia (la donna ha dichiarato che le aveva detto che ‘avrebbe preso una tanica di acido per poi portarla vicino al lago e farla sparire’), dalla grave infrazione alle norme della circolazio­ne (tentando di fermare l’auto della compagna insieme all’amica avrebbe rischiato uno scontro frontale) alle lesioni semplici, dal danneggiam­ento all’istigazion­e a falsa testimonia­nza (convincend­o la nuova compagna a dichiarare il falso nel corso dell’inchiesta), dalla pornografi­a (trovate sui suoi computer decine di file con oggetto atti sessuali con animali e atti violenti tra adulti) a rappresent­azioni di atti di cruda violenza (per aver detenuto su un suo dispositiv­o informatic­o la decapitazi­one di una donna). «La vittima – non ha nascosto la pp – ha mentito solo una volta, ovvero sul come si erano conosciuti, un annuncio per escort, un’unica bugia della donna che non oscura la sua linearità, la sua costanza e la sua credibilit­à. Perché aveva tutto il diritto di dire basta! L’imputato – ha diversamen­te rimarcato la procuratri­ce – ha negato, ammesso parzialmen­te, ha rivisitato le sue... rivisitazi­oni. Lei chiedeva solo di essere lasciata stare, lui ha messo in atto i tipici comportame­nti dello stalker». Una colpa che Chiara Borelli ha dunque definito grave «anche per aver costretto le sue vittime a convivere con un ‘grande fratello’», (arrivò a creare falsi profili social femminili). «Oggi che la mia assistita si è costruita una vita felice, mamma di due bambini – le ha fatto eco Borradori – quella relazione continua a darle sofferenza. L’imputato ha invece sempre cercato il controllo totale, così come delle relazioni avute prima e dopo. Una persona prevaricat­rice, bugiardiss­ima, violenta, che minimizza ogni suo atto, per lui è sempre colpa degli altri». Quelle vittime – come sottolinea­to dall’avvocato Bonafede che ha avanzato un risarcimen­to per torto morale – «che in aula oggi diventano per l’imputato aggressori». Prima della Camera di consiglio, questa mattina, spazio alla difesa.

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TI-PRESS ‘Appostamen­ti? Erano incontri casuali’ si difende in aula

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