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‘C’è amaro in bocca, non è valsa un mese di spasmodica attesa’

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La finale del Bernabeu ha premiato il River Plate, ma non gli amanti del bel calcio. E Julio Hernan Rossi una spiegazion­e se la dà... «Non mi aspettavo nulla di diverso alla luce della grande tensione accumulata in un mese di attesa. Era utopico aspettarsi uno spettacolo calcistico fantasmago­rico. Negli ultimi 30 giorni è successo di tutto: un rinvio per maltempo, l’assalto al pullman, feriti in ospedale, una partita spostata a 10’000 chilometri dalla sua sede originale, tensioni e dichiarazi­oni incrociate, ricorsi da parte di ambo le squadre che, per motivi diversi, non volevano giocare a Madrid... Tutto sommato, mi rallegro che vi sia stato un solo espulso. I tifosi hanno vissuto la sfida in modo molto intenso, per l’importanza della posta in palio e perché per lo sconfitto è davvero difficile tornare in ufficio e dover sopportare gli “sfottò” avversari da qui all’eternità: ma ciò che si è visto in campo è stata poca cosa. In particolar­e nel primo tempo, nessuna delle due squadre è stata capace di uscire palla al piede dalla sua zona difensiva e di mettere in fila quattro passaggi. Se facciamo astrazione da quelle due o tre giocate – in particolar­e il contropied­e per il vantaggio di Benedetto o la splendida azione per il pareggio di Pratto – non c’è stato praticamen­te calcio». Il terreno da gioco, al quale gli argentini non sono abituati, può aver contribuit­o, come ha commentato l’ex campione del mondo Jorge Valdano... «È vero, domenica il Bernabeu era spettacola­re: sembrava un sintetico per come il pallone correva veloce sull’erba bagnata e molto corta. Condizioni che non hanno favorito lo sviluppo di belle trame di gioco, anche se a mio modo di vedere la responsabi­lità maggiore per il brutto spettacolo va addebitata sul conto dell’enorme pressione sulle spalle di giocatori che da un mese non avevano altro pensiero se non la sfida del Bernabeu». Di calcio giocato se n’è visto poco, ma in compenso la tensione si poteva tagliare a fette, dal primo minuto agli ultimi concitatis­simi istanti, con quel palo di Jara al 120’ che a molti appassiona­ti svizzeri ha ricordato il colpo di testa di Dzemaili ai Mondiali 2014 proprio contro l’Argentina... «Ci sono state emozioni, come appunto il palo, situazioni polemiche come il sacrosanto rigore negato a Pratto per il fallo in uscita di Andrada che ha letteralme­nte travolto l’attaccante del River, ma alla fine ha vinto la squadra più meritevole. Il River sapeva di possedere un calcio migliore, ma il Boca dalla sua aveva la capacità di colpire come un cobra, con velocità letale come ha fatto in occasione del vantaggio, nato da una verticaliz­zazione dell’uruguaiano Nandez e finalizzat­a con grande freddezza da Benedetto. Alla fine ha vinto la squadra che ha giocato meglio, per lo meno a partire dal secondo tempo. Ma a me come a molti è rimasto un retrogusto amaro in bocca: questa partita non è valsa un mese di spasmodica attesa».

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KEYSTONE Il rigore negato a Lucas Pratto

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