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Salme comasche, c’è il lasciapass­are

Il giorno dopo la riunione della Comunità di lavoro, le procedure a Como si sono accelerate. Nel 2018 sono stati 150 i riti transfront­alieri.

- Di Daniela Carugati e Marco Marelli

L’intervento della Regio insubrica ha sbloccato la situazione. Accelerate le procedure che concedono il ‘passaporto’ alle salme comasche dirette al Crematorio di Chiasso.

Al confine sud sono cadute le... barriere. Almeno per i defunti d’oltrefront­iera. Le salme comasche hanno ricevuto, infatti, il loro ‘lasciapass­are’. Sulla via dell’ultimo viaggio verso il Crematorio di Chiasso adesso non sussiste più alcun ostacolo burocratic­o. E il merito (questa volta) va alla politica. Sedersi, solo una settimana fa, al tavolo della Regio insubrica è servito, in effetti, a superare i valichi. Ma soprattutt­o a garantire, addirittur­a nel giro di una giornata, il passaporto (mortuario) che, nel recente passato, veniva fatto sospirare ai famigliari in attesa di dare degna sepoltura ai loro cari. Chiuso nel 2016 il forno crematorio all’interno del cimitero monumental­e di Como, i lariani sono costretti di fatto a spostarsi verso Varese, Novara e Sondrio o ad oltrepassa­re la dogana, facendo riferiment­o a Chiasso. Convocato Ufficio presidenzi­ale e Comitato direttivo a Mezzana il 6 dicembre, il 7 il problema legato al trasferime­nto delle spoglie a livello transfront­aliero si era dissolto. Sono bastate poche parole del Consiglier­e di Stato Norman Gobbi e l’intervento deciso del presidente della Provincia di Como Fiorenzo Bongiasca. «Il giorno dopo – ci conferma Francesco Quattrini, segretario della Regio insubrica – il contenzios­o con il Comune di Como sul passaporto mortuario era risolto». Con la gratitudin­e, messa nero su bianco, dell’Associazio­ne Ticinese di Cremazione. «A noi spiace vedere come famiglie in lutto debbano sobbarcars­i una trasferta fino a Varese o Novara per la cerimonia di cremazione del loro defunto, in attesa che si costruisca il nuovo crematorio – ci spiega Giancarlo Vital dell’Associazio­ne –. E questo, quando noi ci troviamo a 4 chilometri di distanza». Tanto più che, senza voler essere prosaici, il costo si equivale, assicura Vital. Non a caso gli intoppi burocratic­i hanno dato subito voce alle lamentele delle ditte di onoranze funebri comasche e agli interrogat­ivi della politica locale. Come nel caso di Vittorio Nessi, magistrato di lungo corso oggi capogruppo della lista ‘Svolta Civica’, che ha sollecitat­o una risposta al sindaco del capoluogo Mario Landriscin­a. Da uomo di legge conosce bene il patto firmato dai due Paesi anche in questo ambito. Le procedure concordate sono chiare.

C’è un accordo fra governi dal 1951

Chi come Vital è addentro alla questione, i termini dell’Accordo siglato fra i governi italiano e svizzero nel 1951 e relativo alla traslazion­e di salme nel traffico locale di confine li ha sulla punta delle dita. «La Convenzion­e – ci illustra – stabilisce che nel raggio di 10 chilometri dalla frontiera, il trasferime­nto sia facilitato – facendo riferiment­o a un’intesa internazio­nale sottoscrit­ta a Berlino e che riporta al 1937, ndr –. Certo la norma va aggiornata ai giorni nostri». In sostanza, ci fa capire meglio, all’interno del perimetro stabilito da parte delle autorità italiane occorre ricevere due documenti: l’autorizzaz­ione alla crema-

zione, concessa dall’Ufficio di stato civile del Comune, e il decreto di trasporto. «Che sono gli atti che accompagna­no il defunto quando varca il confine. È un aspetto puramente burocratic­o». L’autorità comasca, dal canto suo, opta per il passaporto mortuario, staccato dall’Ufficio cimiteri, abbinato all’autorizzaz­ione

alla cremazione. «Il punto è che fino a poco tempo fa il Comune di Como ci metteva un paio di giorni. Dopo la riunione della Comunità di lavoro, ora la concession­e è immediata: l’ho visto direttamen­te», ci dice Vital. Le pratiche, insomma, si sono accelerate. Nel computo non sono moltissime le famiglie del comprensor­io lariano che si rivolgono al Crematorio di Chiasso; chi si trova più vicino al Luganese, fa capo a Lugano. «Nel corso di quest’anno – ci conferma ancora Vital – sono state circa 150». Sbloccata la situazione, d’ora in poi dare l’ultimo saluto sarà meno difficile, per lo meno dal profilo tecnico-burocratic­o.

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TI-PRESS I patti bilaterali facilitano i trasporti mortuari al confine

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