E ora che farne dell’avanzo?
Il Preventivo 2019 è il migliore delle ultime legislature. Vitta (Dfe): ‘Non vanifichiamo gli sforzi’
Il parlamento già si divide tra chi è pronto a sostenere nuovi sgravi e chi chiede di correggere il tiro ai tagli del passato
Bene ma non benissimo. Perché sì, i deputati più longevi del parlamento non ricordano un preventivo migliore di quello del 2019, ma se si è giunti a tirare la riga con 14,7 milioni di avanzo d’esercizio è perché sono stati fatti sforzi (leggi risparmi) importanti. Oltretutto le incognite restano (tassa di collegamento, risanamento cassa pensioni degli statali, proventi Banca nazionale eccetera), ciò che «deve indurre alla cautela». Il monito del relatore di maggioranza Raffaele De Rosa (Ppd) è condiviso da buona parte del plenum, che verosimilmente oggi senza colpi di scena approverà i conti preventivi del prossimo anno (a favore si sono annunciati Plr, Ppd e Lega). «E con essi la richiesta al Consiglio di Stato di presentare alla Commissione della gestione un resoconto della manovra di risanamento, in particolare sull’impatto delle misure sugli assegni di prima infanzia e integrativi (Api e Afi) e sui sussidi di cassa malati – fa presente ancora De Rosa –. Questo ci permetterà di avere delle basi oggettive per sapere se, e come, dobbiamo correggere il tiro». Perché questo «sforzo», come lo definisce il direttore del Dfe Christian Vitta, ha avuto un peso negli ultimi anni «che non va ora vanificato». Ciò che non trova d’accordo la minoranza del plenum: «Abbiamo appoggiato quasi tutte le misure della manovra di risanamento, salvo 18 milioni di tagli» ricorda Ivo Durisch, che chiede ora – visto il margine di quasi 15 milioni di avanzo preventivato – di ricompensare chi è stato chiamato a fare sacrifici. A maggior ragione – e sarà questo uno dei temi fondamentali sull’agenda 2019 della politica – se dovesse concretizzarsi la riduzione del moltiplicatore d’imposta cantonale, così come prospettato da Vitta. «Gli emendamenti che proponiamo noi al preventivo 2019 hanno un peso di 17 milioni, gli sgravi fiscali prospettati dal governo sono di almeno 60 milioni – commenta Durisch –. Quindi la parsimonia a cui si appella la maggioranza quando si guarda all’equilibrio finanziario raggiunto deve esserci anche sul fronte delle minori entrate, cioè nel concedere sgravi». «Sul tema della riforma fiscale cantonale – replica Vitta – sarà presentato un messaggio ad hoc e quindi il parlamento potrà determinarsi. Ricordo comunque che questa riforma affonda le sue radici in quella federale: se il Cantone dovrà procedere è perché si cambiano le regole del gioco, e quindi le carte in tavola sono diverse». Insomma: con i conti nuovamente in nero si è riguadagnata la tanto auspicata progettualità. Come sfruttarla e in quali politiche pubbliche tradurla sarà musica del prossimo anno.