Francia e Italia, due Paesi e due misure
Per la Commissione europea la situazione debitoria di Parigi è ‘solo’ temporanea
Roma – La situazione di bilancio di Francia e Italia non è paragonabile secondo il commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici, perché la base di partenza è molto diversa. Da una parte ci sarà uno sforamento temporaneo del tetto del deficit, dall’altra c’è, e già da anni, una violazione della regola del debito che ora rischia di sfociare in una procedura. Di seguito le principali differenze. La manovra francese è stata promossa dalla Ue, ancorché giudicata “a rischio” di deviazione delle regole a causa di uno sforzo strutturale minore del richiesto, ma comunque presente (0,2%). Quella italiana è stata respinta dalla Ue perché contiene un ampio peggioramento strutturale (0,8%) invece di un miglioramento, e rischia a breve l’apertura di una procedura per debito. Grazie alla promozione, per la Francia la prossima valutazione dei conti pubblici avverrà a maggio 2019. A causa della bocciatura, per l’Italia si è innescato l’iter procedurale che porta all’infrazione. La Francia è uscita dalla procedura per disavanzo eccessivo a maggio scorso. Nella manovra 2019 aveva previsto di alzarlo al 2,8% con misure temporanee invece di ridurlo ulteriormente, ma promettendo di farlo calare all’1,8% nel 2020. Con le nuove misure annunciate dal presidente francese Emmanuel Macron, invece, nel 2019 sforerà il tetto consentito del 3%. Moscovici ha spiegato che le regole consentono uno sforamento “limitato, temporaneo, eccezionale”, che non deve eccedere il 3,5% e non deve protrarsi oltre l’anno. Inoltre la Francia prevede un miglioramento del saldo strutturale di 0,2%. Il deficit italiano al 2,4% è ampiamente dentro le regole, ma diventa ‘pesante’ per il bilancio nel momento in cui il saldo strutturale peggiora di 0,8% invece di migliorare di 0,6%, come richiesto dalle regole. Per quanto riguarda il debito, quello francese è al 98% e, sebbene sopra il tetto del 60%, non è stato mai monitorato dalla Commissione che aveva da guardare quelli di altri Paesi ben più alti. Inoltre la Francia godrà per tre anni di un periodo di ‘transizione’ nel quale dovrà fare aggiustamenti strutturali minori di quanto richiesto dalle regole, una ‘accortezza’ che si applica ai Paesi appena usciti dalla procedura per deficit. Anche l’Italia ne ha goduto fino al 2016. Il debito italiano è il secondo più alto d’Europa e secondo le stime Ue resta piantato al 131% del Pil.