In realtà la normativa nazionale è analoga a quella comunitaria
Dal 3 gennaio del 2018 nei 27 Paesi dell’Unione europea sono entrate in vigore nuove norme sulla tutela del risparmio derivanti dall’omonima direttiva meglio nota come MiFid II. È dal 2004 che la Commissione europea elabora regolamenti per aumentare la trasparenza e armonizzare le comunicazioni normative in tutti i mercati finanziari. La prima parte della Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (MiFid) è stata stilata e approvata nel 2006. Alla luce degli impatti diretti prodotti dalla crisi finanziaria del 2008, gli Stati membri dell’Ue hanno deciso di estendere il contesto normativo e hanno quindi approvato la Markets in financial instruments directive 2014/65/Ee (‘MiFid II’). Il suo scopo è quello di migliorare la stabilità del sistema finanziario e la tutela degli investitori aumentando l’efficienza e la concorrenza nel mercato. La direttiva MiFid II mira ad aumentare la protezione degli investitori; potenziare le strutture e la trasparenza del mercato; rafforzare la corporate governance e i controlli interni; favorire l’applicazione di norme specifiche per regolare il trading algoritmico e la negoziazione ad alta frequenza. I principali temi della MiFid sono stati accolti nella Legge sui servizi finanziari (LSerFi) e in quella sugli istituti finanziari (LInFi) approvate lo scorso giugno e che entreranno in vigore il 1° gennaio 2020. Ad ogni modo le regole MiFid vengono applicate dalle banche svizzere alla clientela residente nello Spazio economico europeo. Inoltre, contestualmente alla MiFid, nell’Unione europea è entrato in vigore anche il Mifir, il regolamento europeo sui mercati degli strumenti finanziari. Anche in questo ambito le regole svizzere sono contenute nella LInFi e già messe in vigore con una circolare della Finma (nr. 2018/2) dallo scorso 1° gennaio. Insomma, dal punto di vista tecnico e come già precisato dall’Associazione svizzera dei banchieri, la legislazione nazionale è ampiamente equivalente a quella comunitaria. L’ostracismo della Commissione europea è quindi solo di natura politica mirando a ottenere un accordo quadro istituzionale prima del rinnovo – a maggio del prossimo anno – delle istituzioni europee.