laRegione

Terranova e dumping, mancano le prove

- Di Alfonso Reggiani

Salari di 2’160 franchi lordi al mese per un impiego al 100 per cento nel settore della vendita in pieno centro a Lugano. Si tratta di due proposte di lavoro fatte dal negozio Terranova in piazza Dante ad altrettant­e persone in cerca di occupazion­e. Il caso di dumping è apparso su facebook tramite il post risalente ai giorni scorsi del consiglier­e comunale Omar Wicht (Lega). «Io, come cittadino e politico, non posso fare altro se non la segnalazio­ne pubblica – dichiara Wicht –. I sindacati mi hanno detto che segnalazio­ni di questo genere ne ricevono tante, quasi tutti i giorni». Giangiorgi­o Gargantini, segretario di Unia: «Purtroppo non è escluso che si negozino oggi in Ticino, nella vendita, come nella maggior parte degli altri settori, contratti di lavoro con salari al di sotto dei minimi previsti dalla legge». Però, le paghe minime sono indicate nel contratto normale di lavoro in vigore ma il sindacato, prosegue Gargantini, può fare poco: «Non basta per una denuncia basarsi su proposte orali. Intendiamo­ci, è giusto denunciare questi casi pubblicame­nte (finora non smentito dai vertici di Terranova). Purtroppo, il sindacato, per poter portare avanti nelle sedi giuridiche preposte la questione, ha bisogno di documentaz­ione per provare che la realtà sia davvero quella». Servono i versamenti bancari dei salari da verificare in base alle ore effettivam­ente lavorate. È già successo che la paga sulla carta è per un impiego a tempo parziale ma il lavoratore è attivo al 100 per cento. «Nella vendita, per effettuare davvero i controlli, occorrereb­bero più mezzi, come quelli a disposizio­ne nell’edilizia, dov’è emersa la maggior parte delle irregolari­tà. Questo, perché c’è stata una presa di coscienza di tutti gli attori (sindacati e associazio­ni padronali) che si sono dotati di mezzi per fare controlli efficaci che nella vendita non ci sono e non ci saranno nemmeno se dovesse entrare in vigore il nuovo contratto collettivo di lavoro perché i mezzi sono insufficie­nti». Dal canto suo, Rinaldo Gobbi, segretario della Federcomme­rcio, non prende posizione su situazioni non certe: «Di fronte a fatti concreti, documentab­ili e provati è giusto che si facciano le denunce alla commission­e tripartita, all’osservator­io del mercato del lavoro e all’Ispettorat­o del lavoro che periodicam­ente controlla le aziende e prende i provvedime­nti del caso, previsti dalla legge».

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Il negozio in piazza Dante

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