Terranova e dumping, mancano le prove
Salari di 2’160 franchi lordi al mese per un impiego al 100 per cento nel settore della vendita in pieno centro a Lugano. Si tratta di due proposte di lavoro fatte dal negozio Terranova in piazza Dante ad altrettante persone in cerca di occupazione. Il caso di dumping è apparso su facebook tramite il post risalente ai giorni scorsi del consigliere comunale Omar Wicht (Lega). «Io, come cittadino e politico, non posso fare altro se non la segnalazione pubblica – dichiara Wicht –. I sindacati mi hanno detto che segnalazioni di questo genere ne ricevono tante, quasi tutti i giorni». Giangiorgio Gargantini, segretario di Unia: «Purtroppo non è escluso che si negozino oggi in Ticino, nella vendita, come nella maggior parte degli altri settori, contratti di lavoro con salari al di sotto dei minimi previsti dalla legge». Però, le paghe minime sono indicate nel contratto normale di lavoro in vigore ma il sindacato, prosegue Gargantini, può fare poco: «Non basta per una denuncia basarsi su proposte orali. Intendiamoci, è giusto denunciare questi casi pubblicamente (finora non smentito dai vertici di Terranova). Purtroppo, il sindacato, per poter portare avanti nelle sedi giuridiche preposte la questione, ha bisogno di documentazione per provare che la realtà sia davvero quella». Servono i versamenti bancari dei salari da verificare in base alle ore effettivamente lavorate. È già successo che la paga sulla carta è per un impiego a tempo parziale ma il lavoratore è attivo al 100 per cento. «Nella vendita, per effettuare davvero i controlli, occorrerebbero più mezzi, come quelli a disposizione nell’edilizia, dov’è emersa la maggior parte delle irregolarità. Questo, perché c’è stata una presa di coscienza di tutti gli attori (sindacati e associazioni padronali) che si sono dotati di mezzi per fare controlli efficaci che nella vendita non ci sono e non ci saranno nemmeno se dovesse entrare in vigore il nuovo contratto collettivo di lavoro perché i mezzi sono insufficienti». Dal canto suo, Rinaldo Gobbi, segretario della Federcommercio, non prende posizione su situazioni non certe: «Di fronte a fatti concreti, documentabili e provati è giusto che si facciano le denunce alla commissione tripartita, all’osservatorio del mercato del lavoro e all’Ispettorato del lavoro che periodicamente controlla le aziende e prende i provvedimenti del caso, previsti dalla legge».