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Zaz, je t’aime

‘Effet miroir’ è il nuovo album della voce francese più nota al mondo. Merito della gavetta, di Parigi e del talento. Puro.

- Di Beppe Donadio

Questo non è un articolo. È una dichiarazi­one d’amore. Una serenata. Sul balcone, pur senza le trecce, c’è Isabelle Geffroy, 38 anni (è vero che non si chiede l’età a una donna, ma è puro dovere d’informazio­ne). Nata a Tours, cittadina della Loira patrimonio dell’Unesco (organizzaz­ione che un giorno proteggerà anche la sua voce), Isabelle si potrebbe definire “bellissima”, o anche “non bellissima, ma che piace”. Per noi, Zaz è bellissima e rientra nella categoria delle donne che, quando cantano, gli uomini aprono loro le portiere dell’auto, scrivono canzoni, lasciano la moglie e i figli piccoli e staccano assegni di qualsiasi importo. Anche se sul conto non ci sono i soldi. Anche se non tutti gli uomini sono uguali e ad alcuni basta scriverne. Al di là di quanto il fascino femminile applicato all’arte possa smuovere a livello sentimenta­le e di istinti primordial­i, Zaz è un talento puro. Se n’era accorto anche Quincy Jones, che nel 2015 volle produrre una parte di ‘Paris’, album grazie al quale la cantante francese gira il mondo dal giorno della sua uscita. ‘Paris’ è una rivisitazi­one molto vicina agli originali dei classici della chanson française, aperta dal singolo+video girato in tram ‘Paris sera toujours Paris’ e ospitante un duetto con l’allora in vita Charles Aznavour. Il produttore di ‘Thriller’, di lei disse: “Zaz è parte dell’armata di giovani musicisti che stanno elevando il livello del mainstream laddove dovrebbe stare”.

‘Cercasi voce un po’ rotta’

Il fenomeno Zaz nasce in risposta a un annuncio della band Fifty Fingers che recitava “cercasi voce un po’ rotta”. Il “rotta” è il risultato della vibrazione delle sue corde vocali, che hanno le fibre di Edith Piaf, Janis Joplin e un tono talvolta bambinesco alla ‘Joe le taxi’ che la rende anagrafica­mente inclassifi­cabile. Saltata la coda di Wimbledon di chi diventa famoso senza ricorrere al talent, a Zaz aprì le porte un singolo 4-accordi-4 chiamato ‘Je veux’ (2010), inno anticonfor­mista e anche un po’ populista (dunque attualissi­mo) nel quale la chanteuse manda a quel paese l’Hotel Ritz, Chanel, le limousine, la torre Eiffel e la città di Neuchâtel, dalla quale non accettereb­be nemmeno un maniero in regalo. Questo perché “Je veux de l’amour, de la joie, de la bonne humeur. C’ n’est pas votre argent qui f’ra mon bonheur” (“Voglio l’amore, la gioia, il buon umore. Non sono i vostri soldi che fanno la mia felicità”). Tempo dopo, baciata dal successo, qualcuno le chiese perché avesse mandato a quel paese le multinazio­nali per poi tenere concerti privati per i grandi marchi, e Zaz rispose “saranno anche affari miei come mi guadagno i soldi”.

Dalla Spagna alla Lapponia

Dalla chanson française, Zaz è tornata al pop (ma d’autore) con il nuovo ‘Effet miroir’, aperto sottovoce da ‘Demain c’et toi’. Sempre a volumi da inquilino rispettoso si chiude l’album, con il lungo parlato di ‘Laponie’, nella quale si racconta l’infatuazio­ne del nord, una cosa tanto intima

aperta ironicamen­te dal verso “Parto per la Lapponia, Nayah mi chiede se non sia la terra dei conigli”, giocando sull’assonanza di Laponie (Lapponia) con lapin (coniglio). Lanciato da ‘Qué viendrá’ (mamma Geffroy è spagnola), ‘Effect miroir’ è la sintesi del mainstream che si rispetti descritto da Re Quincy, ma anche il disco di cui l’artista dice di aver sentito il bisogno per fare un bilancio di un giro del mondo live durato molto più di 80

giorni (93 concerti un anno, 110mila chilometri percorsi). In ‘Effet miroir’ convivono epoche e suoni diversi, dalla rockdisco ‘On s’en remet jamais’ all’acustica ‘J’aime j’aime’. Pur regalando ai nostalgici di ‘Paris’ la sola, bella e interament­e da lei scritta ‘Ma valse’, tutto il resto poggia sopra una pregevolis­sima nuvola pop, frutto dell’incontro tra soluzioni immediate e cose che arrivano soltanto dopo un secondo ascolto. Ora non resta che attendere le date di Zurigo e Ginevra, che vanno inesorabil­mente verso il sold out. Con la speranza di vederla tra le stelle estive nella terra della Dolce Vita (che non è l’Italia, ma il Ticino, come lo vedono quelli di Moon and Stars). Chiudiamo la nostra serenata con tre domande: Zaz, verrai a cantare in riva al lago? Jacky, inviterai Zaz a Estival Jazz (che fa anche rima)? Ma soprattutt­o: Isabelle, mi vuoi sposare?...

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KEYSTONE Novantatré concerti e 110mila chilometri percorsi in un anno

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