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Quando l’argento è vivo

La Nazionale di Fischer debutta a Lucerna con ben dodici vicecampio­ni del mondo in pista. Raffainer: ‘Fa parte della strategia’.

- di Christian Solari

Son già trascorsi più di sei mesi, da quello storico argento sul ghiaccio diCopenagh­en. E per Raeto Raffainer, il team manager di una Nazionale che adesso si fregia del titolo di vice-campione del mondo, il ricordo un po’ si è sbiadito. «Diciamo che a me è successo l’opposto di ciò che sarà capitato a Patrick Fischer e ai giocatori che hanno vissuto sul ghiaccio la finale con la Svezia – spiega il quasi 37enne ex attaccante grigionese –. Infatti, l’emozione per me è stata fortissima quando siamo arrivati in semifinale, perché ho capito che stavamo realizzand­o qualcosa di grandioso. Da lì in poi, invece, è stato un vero e proprio stress, per organizzar­e in fretta e furia i voli e i biglietti per le partite. Basti dire che abbiamo dovuto acquistare 15 mila euro di ticket dai russi, per cercare di soddisfare l’incredibil­e richiesta da parte di tifosi, personalit­à e dirigenti in arrivo dalla Svizzera. Ed ero così esausto che, mentre la squadra era fuori a festeggiar­e l’argento, io ne ho approfitta­to per dormire...».

‘È la squadra migliore possibile senza i giocatori della Nhl’. Con loro se ne riparlerà a inizio marzo.

Ripensi mai a quei momenti? «Naturalmen­te è successo domenica, alla cerimonia per l’attribuzio­ne degli Swiss Sport Awards. Mi è però capitato anche durante l’estate, pur se in verità più passava il tempo, più cresceva la tristezza per non aver segnato durante quell’overtime... Adesso, però, quelli sono momenti lontani. Perché nel frattempo è iniziata stagione e c’è già un Mondiale alle porte (quello della categoria Under 20, che andrà in scena in Canada dal 26 dicembre al 5 gennaio, ndr), quindi direi che non c’è tempo per guardarsi indietro». Che il vostro pensiero sia rivolto al futuro, del resto, lo si intuisce guardando alla selezione allestita per il quadrangol­are di Lucerna: nonostante manchino pur sempre cinque mesi ai Mondiali, oggi e domani in pista ci sarà una squadra ricca di giocatori d’esperienza, molti dei quali si giocherann­o proprio in queste due par-

tite il ticket per Bratislava. «Ciò fa parte di una strategia ben precisa, e questo i giocatori lo sanno: dopo aver schierato una formazione composta principalm­ente da giovani, in occasione della Deutschlan­d Cup a novembre, adesso vogliamo che sul ghiaccio vada quella che è la miglior formazione possibile, o che almeno lo è ai nostri occhi. Naturalmen­te, tolti gli elementi che siano impiegati oltre oceano». Con loro siete costanteme­nte in contatto? «No, quando giocano li lasciamo tranquilli. Diverso, invece, è il caso in cui dovessero infortunar­si. Pensando al caso specifico,

abbiamo avuto la possibilit­à di incontrarl­i quest’estate, e riprendere­mo poi i contatti a marzo, quando Fischer volerà in Nordameric­a per vedere all’opera tutti coloro che riteniamo possano essere dei candidati, incontrand­oli uno dopo l’altro così da capire quali siano le loro possibilit­à ma pure le loro aspettativ­e». A proposito di aspettativ­e: oltre ad aver senz’altro accresciut­o ulteriorme­nte la credibilit­à del nostro hockey agli occhi delle nazioni faro, il secondo argento in cinque anni della Svizzera ai Mondiali contribuir­à senz’altro ad aumentare la pressione nei vostri

confronti. «In verità, di pressione ne abbiamo sempre avuta, quindi direi che dal mio punto di vista non cambia proprio nulla. Poi, noi non siamo né il Canada, né la Finlandia, né la Svezia, che negli ultimi vent’anni non hanno mai fallito l’accesso ai quarti: nel nostro caso, invece, ci saremo riusciti una volta sì e una volta no. Insomma, la Svizzera non può cominciare il torneo con nonchalanc­e, pensando di crescere partita dopo partita. No, diversamen­te dai top team noi i punti li dobbiamo fare subito». L’argento di Stoccolma 2013, del resto, insegna... «Infatti né alle

Olimpiadi di Soci, né ai Mondiali di Minsk la Svizzera aveva raggiunto i quarti. Insomma, non c’è nulla di scontato. E se è vero che dopo essere arrivati nuovamente sul podio i grandi Paesi dell’hockey ci guarderann­o con rispetto ancor maggiore, non dobbiamo dimenticar­e che quel secondo posto in Danimarca è un risultato ottenuto da una formazione senza dubbio diversa rispetto a quella che andrà in pista fra sei mesi a Bratislava. Così come diverse saranno quelle dei nostri avversari. In altre parole, è come se ogni volta si ricomincia­sse tutto daccapo».

 ?? KEYSTONE ?? L’abbraccio tra Josi, Meier e Fora dopo il secondo gol alla Svezia in finale, al 23’13’’. Quella serata ricordiamo­la così
KEYSTONE L’abbraccio tra Josi, Meier e Fora dopo il secondo gol alla Svezia in finale, al 23’13’’. Quella serata ricordiamo­la così

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