laRegione

Le valli sono adulte, non un museo

- Di Alessandro Speziali, candidato Plr al Consiglio di Stato

(...) della nota triade «fam, f̈um, frecc» di Benito Mazzi; non devono però diventare musei a cielo aperto nei quali imbalsamar­e una versione romantica del «mondo che era» – come alcuni Uffici pubblici sembrano sognare, se pensiamo al destino di moltissimi rustici. Al contrario, la traiettori­a giusta risulterà da un equilibrio fra tradizione e spinta a innovare. Occorre in altre parole tenersi alla larga dalla nostalgia eterna, evitando però di scivolare nell’anonimato suburbano, che purtroppo già vediamo avanzare in alcune zone di bassa valle. Nel contempo, dovremo liquidare il paternalis­mo strisciant­e che pensa di dover proteggere i vallerani da sé stessi, applicando loro corsetti di varie forme. Visto che come ticinesi ci ribelliamo a questa infantiliz­zazione (giustament­e) quando qualche confederat­o ci ricorda le nostre «parentele mediterran­ee», vediamo di non replicare questo malcostume nella dialettica interna al cantone. Non servono tutele morali per le nostre valli, che hanno regalato alla nostra Storia personalit­à eminenti capaci di orientare l’evoluzione del cantone, e costruire il nostro benessere. Riscrivend­o il programma del Plr per la Legislatur­a 2015/2019, avevo chiesto che le valli diventasse­ro uno dei pilastri sui quali fare poggiare la strategia. Si trattò di un’intuizione felice, che non si esaurì in vaghe dichiarazi­oni d’intenti e si riconferma oggi per il quadrienni­o alle porte: dall’autostrada dei dati all’utilizzo degli inerti per opere pubbliche importanti, gli spunti non mancano. E mi piacerebbe arricchire quanto suggerito bloccando, tanto per cominciare, ogni normativa che rende più difficile e costoso abitare e lavorare in valle. Affinché il rilancio possa prendere forma, è infatti indispensa­bile che le zone periferich­e del Canton Ticino siano abitate, e non solo in alta stagione. Le valli – soprattutt­o quelle più discoste – non vogliono rassegnars­i a diventare solo un palcosceni­co per i selfie delle vacanze: ci chiedono investimen­ti culturali, sociali, economici e paesaggist­ici per vivere 365 giorni l’anno. Se da una parte gli investimen­ti non devono soffocare nella burocrazia, dall’altra devono mostrarsi rispettosi del territorio, sostenibil­i e lungimiran­ti, per onorare al meglio la solidariet­à fra Comuni ricchi e poveri, fra Cantone ed enti locali finanziari­amente deboli. Ogni giorno, grazie al lavoro che svolgo dal mio ufficio di Lavertezzo e su e giù per la Verzasca, vedo che il futuro del Ticino (per fortuna) non è solo sui fondovalle. Affinché tutto il territorio avanzi verso il futuro, la politica dovrà dimostrars­i capace di differenzi­are il proprio approccio, permettend­o a ogni parte del territorio di progettare il proprio destino.

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