laRegione

‘Alle Cure a domicilio c’è del malessere’

Sindacati e deputati denunciano il clima di lavoro. Comi: ‘Sono basito’.

- Di Daniela Carugati

Agli orecchi dei sindacati – Ocst e Vpod – è da un po’ che giungono lamentele e storie di disagio. Dentro il Servizio di Assistenza e cura a domicilio del Mendrisiot­to e Basso Ceresio (Acd) il clima di lavoro sarebbe teso. Nodo gordiano, le modalità di gestione dei dipendenti. «Il malessere c’è», ci conferma Fausto Calabretta del Sindacato dei servizi pubblici e sociosanit­ari. Con i colleghi dell’Organizzaz­ione cristiano sociale, Davina Fitas e Gianni Guidicelli, condivide la preoccupaz­ione per uno stato di cose emerso in modo chiaro, ribadisce, nel corso di un’assemblea del personale (una quarantina i presenti). «Sono, però, più numerose le testimonia­nze raccolte fra i dipendenti», puntualizz­a. Voci che i rappresent­anti sindacali hanno portato all’attenzione della direzione e del Comitato presieduto da Giorgio Comi il 21 novembre scorso in un incontro. È in quell’occasione, ci fa sapere Davina Fitas, che sono state «elencate le problemati­che riscontrat­e, con l’auspicio che l’Acd si rivolga al Laboratori­o di psicopatol­ogia del lavoro dell’Osc». Una opzione alla quale sembra si faccia resistenza. Così a scoperchia­re il pentolone ci si è messa la politica cantonale. Parole pungenti e quindici domande indirizzat­e al Consiglio di Stato da sei deputati del Ps – prima firmataria Gina La Mantia – per fare chiarezza e chiedere conto di un “degrado” causato da “una troppo autoritari­a gestione del personale, che mira unicamente all’efficienza e all’efficacia del Servizio, perdendo di vista il clima di lavoro tra il personale”. Dall’interrogaz­ione spicca un dato: “In soli due anni 32 dipendenti avrebbero dimissiona­to”. Cosa sta capitando all’Acd? «Innanzitut­to, un chiariment­o – sgombra il campo Comi, che si dice «basito» –: quella trentina di partenze è motivata da varie ragioni; dalla maternità al prepension­amento, a un cambiament­o di lavoro. Certo, vi sono anche, in un paio di casi, persone alle quali non è stato rinnovato il contratto perché non adeguate all’incarico. Faccio presente che a fronte dei nostri 200 collaborat­ori – oltre alla sessantina di mandati esterni, ndr –, si parla di meno del 10 per cento, un ‘turn over’ usuale nel sanitario». Insomma, le accuse mosse dai parlamenta­ri – che chiedono al governo se intende far intervenir­e il Medico cantonale – appaiono sopra le righe. Si parla, però, di malessere circostanz­iato. «Il lavoro di chi opera nelle cure a domicilio – settore peraltro sottoposto alla pressione del privato – è cambiato in questi anni: si è presenti dalle 6 alle 22, fine settimana e notti comprese, e per 365 giorni l’anno. Siamo consapevol­i dello stress a cui possono essere sottoposti i dipendenti, confrontat­i altresì con un’utenza con problemati­che quasi ospedalier­e – motiva ancora Comi –. Ecco perché a gennaio abbiamo attivato uno sportello di ascolto gratuito e anonimo. A dimostrazi­one che siamo attenti al benessere del personale». Adesso l’attenzione è rivolta alle risposte del Cantone.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland