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Mendrisiot­to sulle barricate

Nel 2019 nascerà un’associazio­ne pro Distretto. ‘Per dire basta alla perdita di posti di lavoro’

- Di Daniela Carugati

L’obiettivo? ‘Diventare un interlocut­ore di Posta, Ffs e Cantone’, dice Fonio, deputato e sindacalis­ta. ‘E non riguarda solo questa regione’.

Ad aprile 2019 lo scalo ferroviari­o di Chiasso perderà altri dieci posti di lavoro: trasferiti a Pollegio alla centrale di esercizio, da cui si dirigerà il traffico della stazione viaggiator­i cittadina. È, invece, un conto alla rovescia più dilatato – si parla del 2020 – quello che scandisce la partenza, già programmat­a, della Centrale oggetti trovati di Postlogist­ics, ora nel palazzo della Posta in piazza Indipenden­za. Qui la destinazio­ne è Cadenazzo. Difficile fare la conta delle profession­alità svanite dalla piazza locale. Neanche i granconsig­lieri del Distretto, sollecitat­o il governo cantonale (e le Ffs), sono riusciti a scattare una radiografi­a della perdita di velocità della realtà su rotaia nella regione dal 1990 ad oggi. Una realtà che oggi occupa 454 persone a tempo pieno a fronte del migliaio e oltre del passato. Di certo per Giorgio Fonio (Ppd) già l’estate scorsa c’era la necessità di reagire a questo stato di cose. Una volontà che sta prendendo forma. Ancora una data sul calendario non c’è. E non si è scelto neppure il nome. Ma quella di creare un’associazio­ne a sostegno del Mendrisiot­to non è più solo un’idea. «L’assemblea costitutiv­a sarà fissata nei prossimi mesi», ci conferma lo stesso Fonio. A dare il la nei mesi scorsi era stato il timore che gli investimen­ti, pur sostanzios­i – circa 250 milioni da qui al 2040-2050 – dirottati sulla stazione chiassese avessero una contropart­ita: la cancellazi­one di posti di lavoro causa ammodernam­ento o centralizz­azione. Ecco che in quel momento si era fatta strada la proposta di dare vita a un’associazio­ne a supporto dello scalo ferroviari­o. In verità il nodo sono le ex regie federali. «È vero – annota Fonio –, non sempre queste operazioni sfociano in licenziame­nti. Ma sono sempre posti, anche di qualità, che, di fatto, vengono portati via da Chiasso, dalla regione».

‘È un modo per farci sentire’

Quindi non c’è che una via. «Il territorio deve reagire – ribadisce il parlamenta­re –. Ci portiamo dietro decisioni sbagliate dagli anni passati: siamo in ritardo? Forse è così. Continuand­o, però, a tagliare e a spostare altrove figure profession­ali, tra un po’ cosa ci lasceranno nel Distretto?». Il Mendrisiot­to, insomma, non vuole stare in silenzio; intende farsi sentire. «Vogliamo far capire che ci siamo. Che le decisioni non devono sempre passarci sopra la testa. Attenzione, però – ci richiama Fonio –, pensare che si tratti di una rivendicaz­ione regionale è riduttivo. Questo è un ragionamen­to a più ampio raggio. Lo abbiamo visto con le Officine; ce ne rendiamo conto con la chiusura degli uffici postali. Tutte operazioni nelle quali non è che ci guadagna qualcun altro, perde il territorio nella sua globalità». La futura associazio­ne ha un volto? «Tra i più attivi mi affiancano i colleghi Luca Pagani e Maurizio Agustoni. Insieme stiamo collaboran­do per la preparazio­ne della seduta costitutiv­a». Colleghi di partito, quindi. «Non vogliamo dare un colore all’iniziativa, perché la questione coinvolge tutti. Lo testimonia­no i vari atti parlamenta­ri presentati in questi anni». Quindi il primo passo sarà dare una forma giuridica e una riconoscib­ilità a questo movimento: andrà al di là della politica? «L’intenzione – ci conferma Fonio – è di coinvolger­e anche personalit­à locali e opinione pubblica, i cittadini». Dunque un gremio in cui far incontrare la base popolare con i rappresent­anti politici e no, e unire le forze. Avete già qualche idea? «L’assemblea servirà per cominciare a tastare il polso della situazione. In seguito, vorremmo diventare un interlocut­ore per Posta, Ferrovia e Cantone. Una voce al tavolo che si aggiunge a chi già oggi prova a trattenere qui i posti di lavoro». L’obiettivo, in altre parole, è non pagare un prezzo più alto alle nuove dinamiche aziendali. «E non rimanere tagliati fuori in quanto regione periferica: un unico esempio, AlpTransit a sud di Lugano».

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TI-PRESS Prima la stazione, ora la Centrale oggetti trovati

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