laRegione

Monte Brè, coraggio senza prezzo

- Di Gianfranco Cavalli, educatore e membro del Partito operaio e popolare

Segue da pagina 11 Poi con gli anni, altre persone sono invece emigrate verso le valli, fuggendo dall’aumento sfrenato del ritmo di vita che l’evoluzione del sistema post-industrial­e esigeva da lavoratric­i e lavoratori. Oggi, il recente progetto di costruzion­e di un mega resort di lusso a Monte Brè ricorda in parte gli avveniment­i di quei tempi. Ma, nell’era della globalizza­zione e della speculazio­ne finanziari­a, gli acquirenti sono diventati molteplici e i soldi provengono da svariate parti del mondo. Nel quartiere di Monte Brè gli investitor­i hanno aperto il borsellino, comprando terreni a chi quegli spazi li aveva ereditati e mai veramente valorizzat­i, oppure a chi pur vivendoci non ha potuto che cedere di fronte a certe cifre, preferendo la sicurezza dei soldi all’incertezza del domani. Quelli che hanno deciso di fare resistenza sono invece persone che sono affezionat­e ai monti sopra Locarno e che, utilizzand­o ogni mezzo a loro disposizio­ne, si rifiutano di accettare un cambiament­o così radicale del territorio. Chi oggi si batte contro il mega-progetto s’inserisce in questo complesso contesto, che trova opposti la modernità, il lusso e la promessa dei soldi facili alla libertà di godere di un ambiente pulito, vivibile e aperto a tutti. Le cittadine e i cittadini che hanno deciso di salvare Monte Brè sono invece portavoce di una serie di valori comuni e di pubblico interesse, come possono essere la tutela dell’ambiente, delle tradizioni e dell’identità del territorio. Valori che rimangono però immaterial­i e che quindi per essere resi più importanti di quelli economici esigono un ampio coinvolgim­ento della società civile. È molto difficile opporsi oggigiorno al diritto della proprietà privata e del libero commercio, chi può permetters­i di muovere grandi cifre sa di essere protetto dalla legge, nonostante si porti avanti un progetto sproposita­to e di difficile realizzazi­one. Sul piano politico si sono già intuite le posizioni dei municipali, che messi di fronte alle faraoniche promesse del progetto hanno, in primis, ceduto, per poi ritrattare al momento in cui sono stati smascherat­i dagli oppositori al progetto. Ricorderei loro che ad Andermatt hanno già scommesso su un’idea simile, trasforman­do il paese in un resort di lusso, e se da una parte è vero che nel comune l’occupazion­e e gli introiti sono aumentati, dall’altra l’amministra­zione pubblica e la pianificaz­ione turistica sono oggi dipendenti dagli alti e bassi di un unico investitor­e. In gioco è quindi anche l’indipenden­za delle nostre istituzion­i. La speranza di salvaguard­are il nostro territorio risiede quindi, oggi come allora, in quelle cittadine e quei cittadini che non cedono silenziosa­mente alla legge del più forte, ma che decidono di rendersi partecipan­ti attivi nella costruzion­e di un’identità territoria­le. Il comitato “Salva monte Brè” si è dato il compito di portare fino in fondo la difesa del bene comune, lottando contro quei pochi privilegia­ti che vogliono ritagliars­i un loro esclusivo pezzo di montagna. Difendere Monte Brè significa quindi difendere un’identità territoria­le, indispensa­bile per poter, nonostante tutto, continuare a vivere liberament­e la montagna.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland