Monte Brè, coraggio senza prezzo
Segue da pagina 11 Poi con gli anni, altre persone sono invece emigrate verso le valli, fuggendo dall’aumento sfrenato del ritmo di vita che l’evoluzione del sistema post-industriale esigeva da lavoratrici e lavoratori. Oggi, il recente progetto di costruzione di un mega resort di lusso a Monte Brè ricorda in parte gli avvenimenti di quei tempi. Ma, nell’era della globalizzazione e della speculazione finanziaria, gli acquirenti sono diventati molteplici e i soldi provengono da svariate parti del mondo. Nel quartiere di Monte Brè gli investitori hanno aperto il borsellino, comprando terreni a chi quegli spazi li aveva ereditati e mai veramente valorizzati, oppure a chi pur vivendoci non ha potuto che cedere di fronte a certe cifre, preferendo la sicurezza dei soldi all’incertezza del domani. Quelli che hanno deciso di fare resistenza sono invece persone che sono affezionate ai monti sopra Locarno e che, utilizzando ogni mezzo a loro disposizione, si rifiutano di accettare un cambiamento così radicale del territorio. Chi oggi si batte contro il mega-progetto s’inserisce in questo complesso contesto, che trova opposti la modernità, il lusso e la promessa dei soldi facili alla libertà di godere di un ambiente pulito, vivibile e aperto a tutti. Le cittadine e i cittadini che hanno deciso di salvare Monte Brè sono invece portavoce di una serie di valori comuni e di pubblico interesse, come possono essere la tutela dell’ambiente, delle tradizioni e dell’identità del territorio. Valori che rimangono però immateriali e che quindi per essere resi più importanti di quelli economici esigono un ampio coinvolgimento della società civile. È molto difficile opporsi oggigiorno al diritto della proprietà privata e del libero commercio, chi può permettersi di muovere grandi cifre sa di essere protetto dalla legge, nonostante si porti avanti un progetto spropositato e di difficile realizzazione. Sul piano politico si sono già intuite le posizioni dei municipali, che messi di fronte alle faraoniche promesse del progetto hanno, in primis, ceduto, per poi ritrattare al momento in cui sono stati smascherati dagli oppositori al progetto. Ricorderei loro che ad Andermatt hanno già scommesso su un’idea simile, trasformando il paese in un resort di lusso, e se da una parte è vero che nel comune l’occupazione e gli introiti sono aumentati, dall’altra l’amministrazione pubblica e la pianificazione turistica sono oggi dipendenti dagli alti e bassi di un unico investitore. In gioco è quindi anche l’indipendenza delle nostre istituzioni. La speranza di salvaguardare il nostro territorio risiede quindi, oggi come allora, in quelle cittadine e quei cittadini che non cedono silenziosamente alla legge del più forte, ma che decidono di rendersi partecipanti attivi nella costruzione di un’identità territoriale. Il comitato “Salva monte Brè” si è dato il compito di portare fino in fondo la difesa del bene comune, lottando contro quei pochi privilegiati che vogliono ritagliarsi un loro esclusivo pezzo di montagna. Difendere Monte Brè significa quindi difendere un’identità territoriale, indispensabile per poter, nonostante tutto, continuare a vivere liberamente la montagna.