laRegione

Autopostal­e e Ruag salame e mortadella

- Di Matteo Caratti

Dopo AutoPostal­e è la volta della Ruag. Si sarebbe messa pure lei – è questa l’ipotesi di reato al vaglio degli inquirenti – ad abbellire (truccare?) i dati e a fare giochetti contabili non certo per questioni estetiche, ma per far figurare meno utili in talune voci e farne lievitare altre. Sin qui eravamo convinti che fare e disfare con le cifre fosse un vizietto tipico del settore privato. Ricordate lo scandalo cantontici­nese (ma poi è emerso esattament­e lo stesso vizietto anche nei Grigioni) dell’asfalto? Prezzi gonfiati a dismisura, di più o meno il 30 per cento, onde ricavare margini per ingrassare (come minimo) un numero ristretto di personaggi, che così si assicurava­no la permanenza nell’esclusivo club. Se poi parte di quei gonfiati profitti hanno finito per oliare un qualche partito (visto che non pochi notabili erano ben rappresent­ati nelle sale comandi) o qualche cordata politica beh, mettiamoci il cuore in pace: non lo sapremo mai. O meglio: lo si può sapere dal momento in cui qualcuno resta escluso, rompe il gioco e finalmente apre la bocca. Di casi analoghi a quello dell’asfalto, generati da privati che si associano in una sorta di cartello per accordarsi sui prezzi imponendol­i all’economia, ne sono venuti alla luce ancora di recente. Qualche giorno fa un approfondi­mento del quotidiano romando ‘Le Temps’ metteva il dito nella piaga degli esorbitant­i prezzi degli apparecchi medici in Svizzera. Prezzi che da noi sono – tenetevi bene! – dalle due alle quattro volte superiori rispetto a quelli praticati nel resto d’Europa. Sono così finiti sotto la lente produttori e distributo­ri svizzeri, che dovranno ora vedersela con gli ospedali della Svizzera romanda. I nosocomi di oltre Sarine hanno infatti deciso di riunirsi e di reagire contro queste tariffe tanto elevate, che poi alla fine del domino si ribaltano sui pazienti-consumator­i con gli aumenti dei premi casse malati. Visto dunque che gli ospedali romandi hanno l’impression­e che le differenze fra gli offerenti rossocroci­ati siano tutto sommate minime (cane non mangia cane?), mentre gli stessi apparecchi venduti all’estero sono molto più convenient­i, alcuni hanno deciso di rivolgersi anche all’estero. Obiettivo: non tanto quello di strappare il prezzo più basso possibile, ma quello di riuscire a riportare i rivenditor­i elvetici a prezzi molto più ragionevol­i. Che non sono evidenteme­nte prezzi che vanno dal doppio a quattro volte quanto si pagherebbe lo stesso apparecchi­o medico acquistand­olo oltre confine. Pane per i denti anche – lo speriamo vivamente! – per il nostro Ente ospedalier­o cantonale e per le cliniche private ticinesi! Si accoderann­o alla svolta compiuta dagli omologhi romandi? Ma torniamo alla Ruag. Come detto, ci sembra che, dopo aver assistito allo scandalo di AutoPostal­e e ora a quello che sta investendo la Ruag (società entrambe con una maggioranz­a azionaria detenuta dalla Confederaz­ione), che anche il settore parastatal­e non sia esente da un certo uso abbastanza spregiudic­ato dei soldi pubblici. Sono infatti sempre e proprio loro, i soldi pubblici, che continuano a far gola, indipenden­temente da chi li gestisce: il pubblico/parapubbli­co (Ruag e Posta) o il privato (asfalto o realtà medica). Insomma, a voler dare veramente un’occhiata in certi ambiti, chissà quanti margini di manovra per ottimi risparmi anti-sperpero del nostro denaro vi possono ancora essere. Pare che alla Ruag il ‘giochetto’ sia andato avanti (senza che nessuno se ne accorgesse?) per una decina di anni! Ma chi fa le revisioni contabili ha le fette di salame sugli occhi e magari anche qualcuna di mortadella?

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland