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Quando il cuore batte i numeri

- Di Sascha Cellina

I numeri dicono molto. Nel calcio come in qualsiasi altro sport nel quale un gol, un punto, un millesimo di secondo possono fare la differenza tra la sconfitta e la vittoria, la disperazio­ne e la gioia. Ma i numeri non dicono tutto. A maggior ragione non in casa Lugano, dove altrimenti mai un presidente passionale e viscerale come Angelo Renzetti sarebbe riuscito a essere così positivo e sereno al termine di un girone d’andata che vede la sua squadra, più volte indicata dallo stesso numero uno come “la più forte della mia gestione”, relegata al terz’ultimo posto della classifica e incapace di vincere da oramai sei partite.

Segue dalla Prima Anzi, a dire il vero se a contare fossero solo i numeri, il “Près” dovrebbe rispedire a casa Celestini, visto che nelle nove partite alla guida dei bianconeri il tecnico vodese ha raccolto un punto in meno (9) di quanto fatto in altrettant­i incontri da colui che ha sostituito – Guillermo Abascal (10) – appena a metà... della metà del percorso stagionale. Oppure, se desse retta alle cifre del suo conto in banca in relazione agli investimen­ti nell’Fc Lugano, l’imprendito­re locarnese se ne sarebbe già andato da un pezzo. Però Angelo Renzetti non è così, spesso ai numeri preferisce le sensazioni, al posto che leggere statistich­e ascolta il cuore e così, forte dei segnali che da circa un mese e mezzo riceve dal campo e dallo spogliatoi­o, arriva a Natale per una volta sereno, in barba anche alla media spettatori nettamente più bassa di tutta la Super League. Numeri, anche quelli.

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