Un gruppo tecnico alla ricerca dei punti che bloccano l’accordo del 2015
Nelle quattordici pagine del documento sottoscritto ieri a Milano si parla anche della fiscalità dei lavoratori frontalieri, dossier annoso e tuttora aperto. Il nuovo accordo sull’imposizione dei pendolari italiani è stato parafato da Berna e Roma il 22 dicembre 2015. “Da quella data sono passati tre anni, senza che si sia arrivati alla firma dell’accordo e alll’avvio delle rispettive procedure di ratificazione. I recenti segnali – sia dal parlamento italiano, sia dalle collettività pubbliche della fascia di frontiera, lasciano supporre che le procedure per la sua approvazione non saranno verosimilmente riattivate in tempi ragionevoli”, si afferma nel documento. Questo dunque lo stato delle cose. Che fare? L’obiettivo di Ticino e Lombardia è in ogni caso quello di “favorire” la revisione dell’accordo italo-svizzero del 1974. Ciò, si afferma nella roadmap, “tenendo debitamente conto degli interessi mutui di Lombardia e Ticino e dei Comuni interessati”. Regione Lombardia e Cantone hanno quindi deciso di riunirsi “una prima volta nei prossimi mesi, insieme alla Regione Piemonte, allo scopo “di identificare gli eventuali ostacoli che si frappongono a una firma a breve dell’accordo parafato nel 2015 ed elaborare eventuali proposte all’attenzione delle rispettive autorità nazionali competenti in materia di accordo internazionale”. Proposte di una o più soluzioni che permettano “di sbloccare l’attuale situazione di stallo”. «Sarà un gruppo di lavoro, formato da tecnici della Regione Lombardia e del Cantone Ticino, a individuare i punti dell’accordo che ‘frenano’ il processo della sua ratifica a livello nazionale – spiega, da noi interpellato, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta –. Se poi ci sarà un terreno d’intesa fra Regione e Cantone, si potrà fornire alle rispettive competenti autorità nazionali i necessari stimoli a che l’accordo del 2015 venga approvato. Se questo terreno d’intesa non ci sarà, la strada sarà veramente in salita». Berna, aggiunge Vitta, «è stata da noi informata di questo approccio e ha dato il proprio ok: chiaramente la ratifica formale dell’accordo è di competenza federale». Il gruppo tecnico, continua il capo del Dfe, «verra costituito nel mese di gennaio».