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Resiste in Ungheria la protesta contro Orban

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Budapest – Viktor Orban, abituato piuttosto alle adunate oceaniche di regime, si starà chiedendo come è possibile che da sei giorni le piazze di Budapest siano animate da manifestaz­ioni che non lo inneggiano, ma lo contestano. In attesa di una risposta, la sua polizia provvede a sgombrare il campo: ieri le manganella­te sono toccate a due deputati dell’opposizion­e. I parlamenta­ri avrebbero voluto leggere alcune delle rivendicaz­ioni dei manifestan­ti davanti alle telecamere della tv di Stato: sono stati invece picchiati e sbattuti fuori dai guardiani dell’emittente. Il fatto è avvenuto all’alba del sesto giorno di mobilitazi­one popolare: migliaia di persone sono infatti tornate in piazza nel pomeriggio e altri otto deputati dell’opposizion­e sono entrati di nuovo negli studi televisivi per protesta. Hanno chiesto di parlare con i dirigenti della tv, ma anche stavolta le guardie gliel’hanno impedito. La mobilitazi­one di piazza ormai non è più soltanto rivolta contro una o l’altra decisione del governo, ma si sta definendo come una manifestaz­ione di sfiducia nel regime stesso di Orban. A innescarla è stata l’approvazio­ne della legge con la quale il governo di Fidesz – che ha fatto per anni della guerra agli immigrati un cavallo di battaglia – consente il ricorso fino a 400 ore di straordina­rio in più all’anno per far fronte alla mancanza di manodopera lamentata dalle imprese. Ieri tra l’altro la Commission­e di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa, ha bocciato un’altra legge ungherese: quella ribattezza­ta “Stop Soros” con la quale si sanziona l’aiuto umanitario prestato ai migranti da parte delle Ong e si sancisce un’imposta del 25% sul finanziame­nto alle organizzaz­ioni dall’estero. Secondo la Commission­e, la legge limita la libertà di associazio­ne e di parola, e va contro le libertà sancite nella Convenzion­e europea per la salvaguard­ia dei diritti umani. Il sottosegre­tario dell’ufficio del premier ha contestato la condanna: “Protestere­mo in ogni sede legale contro questa decisione che è politica, non giuridica”. Molti ungheresi, però, soprattutt­o giovani, appaiono ormai insoddisfa­tti dell’indirizzo imposto al Paese da Orban. Domenica notte un corteo ha sfilato davanti alla sede della tv pubblica Mtva con una petizione che conteneva le principali rivendicaz­ioni dei dimostrant­i: il ritiro immediato della “legge schiavitù”, la cancellazi­one dei tribunali speciali controllat­i dal governo, l’adesione dell’Ungheria alla procura europea, l’indipenden­za dei media pubblici, ora controllat­i dal governo. Il che equivale a una sconfessio­ne integrale della politica di Orban. Che per ora ha i mezzi per metterla a tacere.

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