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Per lo sport è una conquista

- Di Marzio Mellini

«È stata una maratona, ma ce l’abbiamo fatta», ha commentato Valerio Jelmini, sindaco di Quinto. Quello della prima picconata per l’edificazio­ne della nuova Valascia, in agenda sabato, «sarà un giorno storico», rincara Filippo Lombardi, presidente dell’Hcap. Insomma, luce verde allo stadio multifunzi­onale, un verde finalmente intenso, restituito alla brillantez­za dalla folata degli ultimi crediti comunali che ha spazzato via quel velo offuscante, dovuto ai tempo politici sempre piuttosto lunghi, alle difficoltà insite in un progetto multimilio­nario che non ha certo incontrato solo pareri favorevoli. Il sollievo e l’euforia di chi oggi a giusta ragione usa toni densi d’enfasi per celebrare quella che, in termini sportivi, è una grande vittoria, sono tipici della conclusion­e felice di un cammino tortuoso e in salita. Uno di quei percorsi a ostacoli che, quando li si porta a termine con successo, si è assaliti dalla voglia di festeggiar­e, ispirati dalla gradevole sensazione di finalmente avercela fatta, dall’importanza del traguardo tagliato, privati del peso che ha gravato su spalle un po’ provate. È stata una lunga lotta, molto più politica e di ordine economico, che sportiva. Quella è proseguita, di pari passo, con l’iter burocratic­o. Una corsa su binari paralleli, finora. Affinché ci sia un punto di convergenz­a, serve che i risultati traggano anch’essi giovamento dalla fine delle trattative. Non è matematico che accada, ma possibile sì. Di sportivo, inoltre, vi è la finalità di un progetto che allo sport ticinese fa un gran bene. Una volta portato a termine, consentirà all’Ambrì Piotta di affermare la propria posizione ancora per molti anni, e con molti punti interrogat­ivi in meno con cui confrontar­si. Con la nuova struttura, l’Ambrì non risponde solo al diktat della Lega che impone di dotarsi di un impianto a norma. Quello è un passo formale, finalmente compiuto. L’Hcap ha fatto molto di più: ha fornito una risposta forte alla propria inimitabil­e tifoseria, ha dato un impulso al proprio statuto di società sportiva di tradizione radicata nel territorio. Ha dimostrato di avere la forza e la volontà di guardare a un futuro che doveva per forza uscire dalle volte della vecchia Valascia per consolidar­e il presente e accettare le sfide di domani. Per il passato parlano storia, tradizione e passione della gente. Il futuro lo determina il presente, che ha subìto una decisa sterzata. Sul piano tecnico (e anche societario), questa è stata anticipata con l’insediamen­to di uno staff ‘nostrano’ e molto biancoblù. Ora, ecco la seconda irrinuncia­bile puntata del progetto Ambrì 2.0: una bella rinfrescat­a a livello struttural­e, per adattarsi a una realtà profession­istica alla quale ora la società leventines­e guarda con ancor più fierezza. Legittimat­a dal sostegno popolare e politico di cui ha goduto nella complicata operazione stadio, forte di quell’unicità riconosciu­tale a livello nazionale, ma che da sola non sarebbe più bastata a garantirne la permanenza nell’élite del movimento hockeistic­o nazionale. È un bel giorno, per lo sport ticinese, inteso a tutto tondo, a prescinder­e da simpatie o tifo, sentimenti dettati dal cuore, non per forza dalla ragione. Lo sport d’élite, sbocco del percorso di formazione intrapreso da molti giovani ticinesi sui quali l’investimen­to non è certo marginale, ha bisogno di strutture degne, di palcosceni­ci all’altezza, anche (o forse soprattutt­o) in termini di sicurezza. La nuova pista è la vittoria più pesante che l’Ambrì potesse ottenere in questa stagione. Estendendo un po’ il concetto, è una bella conquista dello sport ticinese, che ora guarda al futuro con una preoccupaz­ione in meno.

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