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Gpc e la richiesta di tornare a 4, Walser: in parlamento si è capito il problema

- Di Andrea Manna

«Come Consiglio della magistratu­ra avevamo chiesto di mantenere a quattro il numero dei giudici dei provvedime­nti coercitivi, esprimendo­ci quindi criticamen­te, nero su bianco, sulla riduzione prospettat­a dal governo. La nostra opinione non è cambiata. Si è scesi da quattro a tre gpc, ma per loro il carico di lavoro non è diminuito. E come questo aumenta, cresce lo stress, con il rischio di prendere, nei tempi stretti stabiliti dalla legge, decisioni sbagliate. Che potrebbero sfociare anche in istanze di risarcimen­to all’indirizzo del Cantone». Pertanto i recenti segnali provenient­i dal parlamento «sono senz’altro positivi». A Bellinzona, a Palazzo delle Orsoline, Werner Walser ha appena assistito alla dichiarazi­one di fedeltà a Costituzio­ne e leggi rilasciata dai magistrati eletti nelle settimane scorse dal Gran Consiglio quando, interpella­to dalla ‘Regione’, commenta i recenti segnali provenient­i dal parlamento, ovvero le richieste in particolar­e di socialisti e liberali radicali di ridare il quarto magistrato all’Ufficio dei giudici dei provvedime­nti coercitivi, i gpc. «Vuol dire che il problema è stato capito e che lo si vuole risolvere», aggiunge il presidente del Consiglio della magistratu­ra, organo chiamato anche a vigilare sul funzioname­nto dell’apparato giudiziari­o ticinese. Il taglio di un giudice è stato voluto da Consiglio di Stato e maggioranz­a del Gran Consiglio con la manovra di risparmio del 2016 ed è stato avallato l’anno seguente dal popolo. Tenuti fra l’altro a confermare o meno arresti e carcerazio­ni di sicurezza ordinati dal Ministero pubblico (cantonale e della Confederaz­ione), ad approvare o meno le istanze di proroga della detenzione preventiva e ad autorizzar­e o no i controlli telefonici, i tre attuali gpc si sono visti attribuire dal parlamento un’ulteriore competenza: quella di deliberare sui ricorsi contro la custodia di polizia. È anche alla luce di questo nuovo compito che dal Gran Consiglio si sono levate voci per riportare a quattro unità la squadra dei giudici dei provvedime­nti coercitivi. A suo tempo, riprende il giudice d’Appello Walser, «la proposta governativ­a di diminuire da quattro a tre il numero dei gpc prevedeva pure ‘misure di accompagna­mento’, fra cui il trasferime­nto a un’autorità amministra­tiva di una delle competenze dei gpc: l’applicazio­ne della pena. Un trasferime­nto mai avvenuto». Quella dell’autorità amministra­tiva sarebbe una buona soluzione? Walser: «Parliamo di decisioni attinenti alla libertà personale, per cui secondo me la figura del giudice è importante anche in quest’ambito». Ieri davanti alla presidente del parlamento Pelin Kandemir Bordoli hanno dichiarato fedeltà alle leggi i nuovi pp Pablo Fäh e Petra Canonica Alexakis e il neo gpc Paolo Bordoli (procurator­e, subentra a Claudia Solcà), nonché Alessandra Alberti, supplente del Consiglio della magistratu­ra e Gabriella Bianchi Micheli, supplente del Tribunale minorenni.

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TI-PRESS/P.GIANINAZZI Da sin. Canonica Alexakis, Fäh, Bordoli, Alberti e Bianchi Micheli

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