I comunisti corrono da soli
Alla fine, da soli alle urne. Tanto per il Consiglio di Stato quanto per il Gran Consiglio. È la decisione resa nota negli scorsi giorni dal Partito comunista ticinese, che non manca di accusare il Partito socialista per la mancata alleanza: “Dopo che l’estrema sinistra trotzkista rappresentata da Mps ha rotto l’alleanza con il Partito comunista (Pc) – si legge in un comunicato –, abbiamo proposto al Partito Socialista (Ps) un’intesa elettorale che unisse Ps e Pc in un’unica lista di sinistra almeno al Consiglio di Stato, ritenendo la fase storica preoccupante per l’avanzare delle destre e la frammentazione del fronte progressista. Eppure, dopo lunghe trattative (perlomeno caotiche) coi vertici socialisti, che hanno in più occasioni escluso i comunisti dalla lista al governo e che non hanno saputo poi offrire prospettive concrete nemmeno per un accordo sul parlamento (seppure sbandierato propagandisticamente durante il loro Congresso di Arbedo), prendiamo atto che il Ps è sicuro di poter vincere da solo”. Un’intesa sfumata che secondo i comunisti dimostra la “poca maturità della sinistra ticinese”, incapace “di compattarsi per fronteggiare gli attacchi pesanti della destra padronale”. Morale della favola: il Pc si presenterà con le proprie due liste. Liste aperte “anche a quegli indipendenti che, pur non essendo membri del Partito, ne condividono i valori generali”. Sui candidati se ne saprà di più nel 2019. Intanto però “per quanto riguarda il Consiglio di Stato” il granconsigliere Massimiliano Ay sarà della partita, affiancato da altri quattro candidati con “meno di 30 anni d’età” e con alle spalle “un’esperienza politica e istituzionale”.