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L’assistenza che s’eternizza

In netto aumento la quota di ultracinqu­antenni beneficiar­i (e sempre più a lungo) di aiuto sociale

- Di Stefano Guerra/Ats

Gli ‘over 50’ restavano in media 41 mesi in assistenza nel 2011, nel 2017 54 mesi. E non è un problema di qualifiche. Caritas: dati ‘molto preoccupan­ti’.

La povertà non regredisce nella benestante Svizzera. Non cessa infatti di aumentare il numero di persone che benefician­o di aiuto sociale. Nel 2017 erano 278’345 (il 3,3% della popolazion­e residente, come nel 2016), in crescita dell’1,9% su base annua, ovvero di 5mila persone. Spicca – nonostante siano in genere meglio formati dei più giovani – la progressio­ne superiore alla media registrata tra gli ultracinqu­antenni, rileva l’Ufficio federale di statistica (Ust) in una nota diramata ieri. Per Caritas questi dati sono “molto preoccupan­ti”. Il rischio di ricorrere a questo tipo di sostegno che garantisce il minimo vitale continua a essere maggiore per bambini, divorziati e stranieri. Dal 2011 al 2017 la quota di minorenni a beneficio di aiuto sociale è cresciuta dal 4,9% al 5,3%, mentre fra gli stranieri questa percentual­e è aumentata di 0,3 punti percentual­i portandosi al 6,3%. Fra le persone divorziate lo scorso anno la quota era del 5,6%. In queste tre categorie, la percentual­e di beneficiar­i era di gran lunga superiore alla media svizzera (3,3%).

Da 41 a 54 mesi

Non è ancora il caso delle persone di età compresa fra i 50 e i 64 anni. Ma poco ci manca. La quota di ultracinqu­antenni è drasticame­nte cresciuta (dal 2,5 al 3,2%) tra il 2011 e il 2017: l’incremento è stato del 28%. Nelle fasce tra i 18 e i 35 anni (8%) e tra i 36 e i 49 anni (12%) l’evoluzione non è stata così netta. Nello stesso lasso di tempo, la quota di aiuto sociale dell’intera popolazion­e ha registrato un aumento del 10%, rileva l’Ust. Il balzo avanti è dovuto soprattutt­o ai beneficiar­i che ricorrono all’assistenza da tempo, precisa l’Ust. Ciò si può constatare osservando la durata media di percezione delle prestazion­i: nel 2011, tra i 5064enni era pari a circa 41 mesi, per poi aumentare a circa 54 mesi nel 2017 (32%). Nelle fasce di età più giovani, l’andamento è stato assai meno marcato. I dati confermano un fenomeno conosciuto: la crescente difficoltà degli ultracinqu­antenni rimasti senza impiego a ritrovarne uno in tempi brevi. E questo nonostante il fatto che, nel complesso, gli ‘over 50’ sono meglio formati dei loro ‘concorrent­i’ sul mercato del lavoro: il 57% dei beneficiar­i dell’aiuto sociale tra i 50 e i 64 anni dispone di una formazione profession­ale o di un diploma universita­rio; la percentual­e scende al 54% fra i 36-49enni e al 42% fra i 18-35enni. La proporzion­e di beneficiar­i di aiuto sociale resta costante e il numero di casi aumenta, deplora Caritas in una nota. L’organizzaz­ione denuncia il fatto che la Svizzera non riesce a ridurre nemmeno un po’ la povertà nonostante l’economia goda di buona salute. Eppure la Confederaz­ione ha firmato l’Agenda 2030 dell’Onu con cui si impegna a diminuirla della metà, rileva ancora l’organizzaz­ione. Il quadro “è ancor più inquietant­e” se si pensa che Berna ha deciso quest’anno di non proseguire il programma nazionale in materia, preferendo “abbandonar­e de facto la responsabi­lità della politica di lotta contro la povertà ai Cantoni e ai Comuni”. La digitalizz­azione delle condizioni di lavoro non fa altro che aumentare la precarietà, prosegue l’ong. Marcate le differenze tra i Cantoni. Sono ancora una volta quelli più urbani a registrare i tassi più elevati di beneficiar­i di aiuto sociale. Ai primi posti troviamo Neuchâtel (7,5%), Basilea Città (6,3%), Ginevra (5,9%), Vaud (4,7%), Berna (4,2%) e Soletta (3,7%). In Ticino la quota nel 2017 era sotto la media nazionale (2,9%). L’aiuto sociale nel settore dell’asilo ha seguito le fluttuazio­ni degli arrivi. A causa del calo marcato di domande lo scorso anno, il numero di beneficiar­i è sceso di 5mila unità, a 50’714. La quota di persone che fanno capo a questo sostegno è però passata dall’88,4% del 2016 al 90,4% del 2017. Il numero di rifugiati riconosciu­ti beneficiar­i di queste prestazion­i è invece continuato ad aumentare: nel 2017 erano 27’945, 2’401 in più rispetto all’anno precedente; la quota di aiuto sociale si situava all’86,3% (2016: 85,8%).

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