Fermati i ladri di madonnine
Avrebbero agito in almeno 17 occasioni tra il Mendrisiotto e il Luganese
Sarebbe il divertimento il movente che ha spinto tre giovani, cittadini svizzeri e domiciliati nel Mendrisiotto, a compiere i furti e i danneggiamenti di statue sacre che hanno caratterizzato la cronaca dei mesi scorsi, suscitando non pochi dubbi e interrogativi. Per Ministero pubblico e Polizia cantonale il terzetto – due 23enni e un 24enne – avrebbero agito in almeno 17 occasioni, principalmente nel distretto e nel Luganese. Sono stati denunciati al Ministero pubblico per furto, perturbamento della libertà e di credenza di culto, danneggiamento e violazione di domicilio. La loro azione, per la quale avrebbero già fornito delle ammissioni, è avvenuta quasi a cadenza settimanale, concentrando ‘l’attività’ tra ottobre e novembre. In alcune località hanno colpito in più occasioni. I casi resi noti riguardano in particolare Pedrinate, Morbio Superiore, Castel San Pietro, Sagno, Meride, Caneggio e Serpiano. Gli accertamenti effettuati dopo ogni furto e l’indagine, coordinata dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas, condotta dalla Polizia cantonale in collaborazione con le Guardie di confine, hanno portato alla loro identificazione e successivo fermo.
Tra serialità e sfida all’autorità
Da subito ci si è chiesti: perché sono stati presi di mira dei simboli sacri? «In questi ultimi anni – ci spiega il dottor Michele Mattia, psichiatra – siamo in un periodo che potremmo definire della de-sacralizzazione della società. La società, in altre parole, sta perdendo quella che è la dimensione mistica sacrale e del rispetto dei simboli. E qui, in questi episodi, c’è un attacco al simbolismo sacrale, le Madonnine; che hanno un significato simbolico, non sono solo oggetti di gesso. Del resto, questa è una società senza confini (il sociologo Zygmunt Bauman l’ha definita ‘liquida’): tutto è permesso. È come se ogni cosa potesse essere oggetto di interesse da parte di ciascuno». Da qui certi sfregi. «All’interno di questa dimensione – ci spiega lo specialista – entriamo in quelli che diventano dei comportamenti oltraggianti, anche dell’elemento della religiosità. Quando si attacca una Madonnina, si attacca un po’ la comunità, almeno nella dinamica psicologica che c’è dietro. Si crea altresì una dimensione dell’essere, esistere attraverso degli atti. Nel momento in cui facciamo un atto e c’è qualcuno che legge questo atto e lo amplifica sui media, ecco che dà significato ancora maggiore all’autore. Anche questo può essere uno stimolo a continuare». È un po’ colpa nostra, insomma? «Abbiamo una doppia responsabilità: doverne parlare, perché tocca la comunità che vive questi episodi; e d’altra parte l’effetto collaterale è quello di dare forza a chi sta compiendo questi atti». Lei ha pensato all’opera di singoli o gruppi? «La prima ipotesi che mi è venuta è che fosse qualcosa che entra in una serialità. Come se una o due persone in modo seriale avessero cominciato a fare questi atti. Più difficile, invece, che fossero gruppi di persone indipendenti gli uni dagli altri. I fatti sono accaduti in modo continuativo e a breve distanza geografica, come se si ricercasse la sfida con chi è in grado di riuscire a trovarli. E l’eccitazione passa pure attraverso ciò. Loro trovano lì il loro modo di esistere: hanno una notorietà per loro significativa. Consapevoli di non correre un rischio grave».
La scelta di Coldrerio
Il comitato dell’Associazione Pro Oratorio della Natività di Coldrerio è “rattristato e spiacente”. Il lungo elenco degli atti vandalici contro simboli religiosi ha portato alla decisione di non aprire al pubblico la chiesetta di Villa, in via Beccaria, nei pomeriggi festivi del periodo natalizio. Le visite devono essere prenotate telefonicamente allo 091 646 78 14. In Svizzera, lo evidenzia la prima statistica nazionale realizzata nel 2016 in questo ambito, ci sono circa 75mila monumenti storici protetti. Grazie alla grande quantità di piccoli monumenti sacri, come le cappelle, il Ticino si piazza al primo posto per numero di edifici religiosi.
Si tratta di due 23enni e un 24enne. La denuncia è per furto e perturbamento della libertà e credenza di culto.