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Fermati i ladri di madonnine

Avrebbero agito in almeno 17 occasioni tra il Mendrisiot­to e il Luganese

- Di Daniela Carugati e Prisca Colombini

Sarebbe il divertimen­to il movente che ha spinto tre giovani, cittadini svizzeri e domiciliat­i nel Mendrisiot­to, a compiere i furti e i danneggiam­enti di statue sacre che hanno caratteriz­zato la cronaca dei mesi scorsi, suscitando non pochi dubbi e interrogat­ivi. Per Ministero pubblico e Polizia cantonale il terzetto – due 23enni e un 24enne – avrebbero agito in almeno 17 occasioni, principalm­ente nel distretto e nel Luganese. Sono stati denunciati al Ministero pubblico per furto, perturbame­nto della libertà e di credenza di culto, danneggiam­ento e violazione di domicilio. La loro azione, per la quale avrebbero già fornito delle ammissioni, è avvenuta quasi a cadenza settimanal­e, concentran­do ‘l’attività’ tra ottobre e novembre. In alcune località hanno colpito in più occasioni. I casi resi noti riguardano in particolar­e Pedrinate, Morbio Superiore, Castel San Pietro, Sagno, Meride, Caneggio e Serpiano. Gli accertamen­ti effettuati dopo ogni furto e l’indagine, coordinata dal procurator­e pubblico Zaccaria Akbas, condotta dalla Polizia cantonale in collaboraz­ione con le Guardie di confine, hanno portato alla loro identifica­zione e successivo fermo.

Tra serialità e sfida all’autorità

Da subito ci si è chiesti: perché sono stati presi di mira dei simboli sacri? «In questi ultimi anni – ci spiega il dottor Michele Mattia, psichiatra – siamo in un periodo che potremmo definire della de-sacralizza­zione della società. La società, in altre parole, sta perdendo quella che è la dimensione mistica sacrale e del rispetto dei simboli. E qui, in questi episodi, c’è un attacco al simbolismo sacrale, le Madonnine; che hanno un significat­o simbolico, non sono solo oggetti di gesso. Del resto, questa è una società senza confini (il sociologo Zygmunt Bauman l’ha definita ‘liquida’): tutto è permesso. È come se ogni cosa potesse essere oggetto di interesse da parte di ciascuno». Da qui certi sfregi. «All’interno di questa dimensione – ci spiega lo specialist­a – entriamo in quelli che diventano dei comportame­nti oltraggian­ti, anche dell’elemento della religiosit­à. Quando si attacca una Madonnina, si attacca un po’ la comunità, almeno nella dinamica psicologic­a che c’è dietro. Si crea altresì una dimensione dell’essere, esistere attraverso degli atti. Nel momento in cui facciamo un atto e c’è qualcuno che legge questo atto e lo amplifica sui media, ecco che dà significat­o ancora maggiore all’autore. Anche questo può essere uno stimolo a continuare». È un po’ colpa nostra, insomma? «Abbiamo una doppia responsabi­lità: doverne parlare, perché tocca la comunità che vive questi episodi; e d’altra parte l’effetto collateral­e è quello di dare forza a chi sta compiendo questi atti». Lei ha pensato all’opera di singoli o gruppi? «La prima ipotesi che mi è venuta è che fosse qualcosa che entra in una serialità. Come se una o due persone in modo seriale avessero cominciato a fare questi atti. Più difficile, invece, che fossero gruppi di persone indipenden­ti gli uni dagli altri. I fatti sono accaduti in modo continuati­vo e a breve distanza geografica, come se si ricercasse la sfida con chi è in grado di riuscire a trovarli. E l’eccitazion­e passa pure attraverso ciò. Loro trovano lì il loro modo di esistere: hanno una notorietà per loro significat­iva. Consapevol­i di non correre un rischio grave».

La scelta di Coldrerio

Il comitato dell’Associazio­ne Pro Oratorio della Natività di Coldrerio è “rattristat­o e spiacente”. Il lungo elenco degli atti vandalici contro simboli religiosi ha portato alla decisione di non aprire al pubblico la chiesetta di Villa, in via Beccaria, nei pomeriggi festivi del periodo natalizio. Le visite devono essere prenotate telefonica­mente allo 091 646 78 14. In Svizzera, lo evidenzia la prima statistica nazionale realizzata nel 2016 in questo ambito, ci sono circa 75mila monumenti storici protetti. Grazie alla grande quantità di piccoli monumenti sacri, come le cappelle, il Ticino si piazza al primo posto per numero di edifici religiosi.

Si tratta di due 23enni e un 24enne. La denuncia è per furto e perturbame­nto della libertà e credenza di culto.

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Una scena che, a Pedrinate come altrove, si spera di non più rivedere

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