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‘Li formeremo per lavorare in cantiere e case anziani’

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Anche l’industria fa un passo verso i rifugiati. Le ditte Regazzi e Planzer, la Clinica Luganese hanno fatto da apripista, ma hanno risposto presente anche supermerca­ti come Coop, la Login, agriturism­i o Caritas. Da gennaio i 40 rifugiati in pretirocin­io di integrazio­ne inizierann­o il percorso in azienda. E dopo di loro ce ne saranno altrettant­i l’anno prossimo. Per un totale di 150 persone nei prossimi quattro anni. Abbiamo chiesto a Furio Bednarz come sta reagendo l’economia. «Abbiamo scelto settori che offrono sbocchi profession­ali e dove vi è una certa difficoltà a trovare apprendist­i locali. Stiamo definendo gli ultimi dettagli, ma siamo certi di sistemare tutti entro gennaio», spiega il responsabi­le Ufficio della formazione continua e dell’innovazion­e. Anche gli otto giovani che frequentan­o il Centro profession­ale del verde di Mezzana hanno trovato una sistemazio­ne: «Abbiamo soluzioni diverse tra Caritas e agriturism­i», precisa. Il funzionari­o sta già pensando al futuro gruppo di rifugiati che l’anno prossimo inizierà un nuovo percorso. Per la loro integrazio­ne il Consiglio federale ha stanziato 54 milioni di franchi su 4 anni per progetti in 18 cantoni. «Stiamo preparando gli accordi con nuove associazio­ni di categoria per aumentare i settori, vorremmo proporre stage e formazioni nei settori della metalcostr­uzione e dei servizi di cura nelle case anziani, dove si fatica a trovare manodopera indigena», anticipa Bednarz. L’obiettivo è inserirli nel mercato. «Questi numeri sono accessibil­i e sostenibil­i. Lavoreremo in modo sistematic­o per aiutarli ad acquisire una formazione e inserirsi nel mondo del lavoro», conclude.

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TI-PRESS Rifugiati metalcostr­uttori e operatori in casa anziani
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