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Natale a Sanremo

Riponiamo fiducia in Claudio Baglioni: malgrado un paio di nomi, non sarà un cinepanett­one L’autodefini­tosi ‘dirottator­e artistico’ apre a tutto lo scibile musicale, con un cast che va dall’indie fino a Nino D’Angelo, passando per gli amici di Maria

- di Beppe Donadio

In tre giorni è la seconda volta che parliamo di Sanremo. Promettiam­o (con riserva) di non farlo più fino al 5 febbraio 2019, data d’inizio della 69esima edizione. La seconda con direttore artistico Claudio Baglioni, uomo dei record. Il Festival è gara canora così popolare che se in alcuni Paesi dell’ex Unione Sovietica chiedi “chi ha scritto ‘I Promessi Sposi’?” ti rispondono “Toto Cutugno”, è un evento che chiama al dibattito tutti, anche i non esperti di musica. Un po’ come la passerella sul Verbano. A proposito di acque. L’Italia che chiude i porti, e il Baglioni che per anni a Lampedusa li ha aperti nel concertone ‘O’Scià’, spalanca le porte dell’Ariston a Einar e Mahmood, nuove proposte in gara con i Big. Il primo viene da Cuba, l’altro è per metà egiziano. Sono due ex talent, e del fatto che i talent alimentano il sistema tutti se ne sono fatti definitiva­mente una ragione, dolorosa o meno, si tratti di amici di Maria o dei marchiati con la X da un programma che deve gridare al capolavoro ad ogni puntata per necessità di format. Ex talent in gara sono pure Irama (amico di Maria, vincitore dell’ultima edizione) ed Enrico Nigiotti, che però nel 2009 a Maria tolse l’amicizia (ritirandos­i) per scelta d’amore.

Alla faccia del mainstream

Entra dalla porta principale anche il mondo indie, quello anti-mainstream e dalle “chitarrine stonate” (cit. Brunori Sas, che tanto avremmo voluto quest’anno). Sotto i riflettori nazional-popolari di una gara canora che in quegli ambienti è sempre stata vista come deriva culturale ci saranno Zen Circus, Ex-Otago e Motta, quest’ultimo fresco di Premio Tenco per l’album ‘Vivere o morire’. Il 32enne pisano porta il brano ‘Dov’è l’Italia’, titolo dal quale ci si può/deve attendere del buono. Per la categoria “Ti piace vincere facile” (o “Ti piace vincere spesso”), ecco Il Volo, Nek e Francesco Renga. Se il rap lo scorso anno latitava (“Nessuno si è proposto”, rispondeva Baglioni 11 mesi fa), ci sommergera­nno di parole Shade (con Federica Carta, amica di Maria), Briga (con Patty Pravo), Livio Cori (con Nino D’Angelo, ebbene sì) e Achille Lauro, omonimo ma non parente dell’armatore napoletano. Ulteriori quote rosa: Arisa, Paola Turci, Anna Tatangelo e Loredana Bertè, l’unica rocker del cast insieme ai Negrita (con lei, ma in separata sede, i salentini Boomdabash del tormentone estivo ‘Non ti dico no’). Last but not least, Ultimo, vincitore lo scorso anno nei Giovani con ‘Il ballo delle incertezze’.

‘Patty Pravo? Ma sul serio?’

Ad ogni annuncio, domande come “Patty Pravo? Ma sul serio?” nascono spontanee. Per la fiducia riposta nel direttore artistico, anche mezza parola senza avere ascoltato le canzoni ci farebbe cronisti di calciomerc­ato, regina (per quantità di scemenze) delle scienze non esatte. Ora la stampa grida al nuovo, al Baglioni autoincoro­natosi “dirottator­e” che vuole aprire anche alle star del web. Sempre che gli ascolti lo benedicano poi, tutto questo nuovo. Male che vada, i devoti del Dio Cantautore potranno accendere fuochi al ritorno a Sanremo di Daniele Silvestri (‘Argento vivo’), 6 anni dopo la splendida ‘A bocca chiusa’. E benedire Simone Cristicchi (‘Abbi cura di me’), lasciato in piedi sulla sedia, sullo stesso palco, folle vincitore con ‘Ti regalerò una rosa’. Era il 2007, una di quelle sere in cui si scopriva che la gara canora, quando il canoro ha senso, può contenere poesia.

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‘E quest’anno vi do pure l’hip hop’

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