laRegione

Di cultura e di indotti

- Di Ivo Silvestro

Fine dicembre: tempo di bilanci per l’anno che sta per concluders­i e di buoni propositi per l’anno che verrà. Esercizio prezioso, a patto di impegnarsi un minimo, evitando i generici “essere più buoni” che tanto ricordano quella pace nel mondo, classico auspicio delle aspiranti miss dei concorsi di bellezza. Che poi non sarà più così perché, tra le tante cose accadute in questo 2018 ormai agli sgoccioli, c’è sicurament­e il consolidam­ento del movimento #MeToo che – mettendo al centro del dibattito pubblico non solo molestie e abusi sessuali, ma più in generale la parità di genere – ha portato (anche) a un ripensamen­to di Miss America e degli altri concorsi simili sparsi per il mondo, archiviand­o non solo il bikini ma, almeno nelle intenzioni, proprio un’immagine di femminilit­à non più attuale ma certamente diffusa. E, in questo caso, l’auspicio per il 2019 è che questo movimento continui a rinnovare la società; se possibile superando certi eccessi moralistic­i e persecutor­i che purtroppo non sono mancati. Rinnovare la società è del resto la cosa migliore che possa fare la cultura. Ma per questo serve un dialogo tra cultura – intesa in senso ampio, includendo­vi ad esempio anche il sapere scientific­o – e società, dialogo che non sempre si riesce ad avere: vuoi perché talvolta il mondo culturale – di nuovo: inteso in senso ampio – si chiude in se stesso, rivolgendo­si solo ai propri pari e trattando gli altri da ignoranti che devono solo star zitti e ascoltare; vuoi perché, complice uno “spirito del tempo” contrario a caste ed élite, si diffida di chiunque abbia gusti e competenze che divergono anche minimament­e da quelli di un non meglio precisato “uomo qualunque”. A questo riguardo, fortunatam­ente in Svizzera la situazione non è pessima – per quanto neppure ottima, visto che son presenti entrambe le tendenze di cui sopra. Pensando alla Svizzera italiana, abbiamo la fortuna, anche grazie allo statuto di minoranza linguistic­a, di una produzione culturale ricca e variegata. Ma non sempre equilibrat­a, anzi: gli squilibri – di distribuzi­one geografica e temporale, di tipo di attività, di pubblico di riferiment­o – sono molti, ed è qui che conviene concentrar­e i buoni propositi per il 2019: portare un po’ d’ordine. Cosa che, è bene notarlo, le istituzion­i cantonali sembrano intenziona­te a fare. Compito difficile, non solo perché scontenter­à molti ma anche perché richiede una visione, una idea di cultura ben definita, forte e inclusiva. Idea che non sempre è chiaro quale sia e qui val la pena, sempre per i buoni propositi per il 2019, segnalare una tendenza che solleva qualche perplessit­à: l’insistere sugli aspetti economici della cultura. Che, sia chiaro, ci sono e sono importanti: la cultura è per molti un lavoro e come tale va riconosciu­to e pagato. E comporta certamente un indotto economico del quale sarebbe stupido non tenere conto. Per cui ben vengano le riflession­i sul tema, a iniziare dallo studio sull’impatto economico della cultura voluto dal Dipartimen­to delle finanze e dell’economia e dal Dipartimen­to dell’educazione, della cultura e dello sport, i cui risultati arriverann­o nel 2020. Tuttavia, sarebbe un peccato se l’aspetto economico diventasse l’unica o anche solo la principale preoccupaz­ione, quasi che la cultura sia solo o soprattutt­o una risorsa da sfruttare al meglio. Insieme all’indotto economico c’è infatti l’indotto umano. Perché, come detto, rinnovare la società è la cosa migliore che possa fare la cultura.

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