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Scuole di vita

In una rassegna di film lo spunto per riflettere sul rapporto fra discepoli e maestri

- di Sebastiano Caroni www.ellelocarn­o.ch/calendario.

È un’esperienza che segna la nostra formazione: ogni giorno, in ogni relazione si possono identifica­re un allievo e un insegnante? Ma soprattutt­o, a seconda del ruolo che la vita ci assegna, sappiamo essere entrambi? Un’occasione di riflession­e, in un luogo d’incontro e di scambio...

I film sulla scuola, e in modo particolar­e quelli che riguardano la scuola dell’obbligo, o le superiori, fanno parte di un genere cinematogr­afico a sé, molto apprezzato, e che ha regalato al mondo del cinema delle perle di rara bellezza e intensità. Da ‘Dead Poets Society’ (‘L’attimo fuggente’) di Peter Weir a ‘La classe’ (Laurent Cantet), passando magari per ‘Breakfast Club’ ( John Hughes), ‘Detachment’ (Tony Kaye) e ‘School of Rock’ (Richard Linklater), ognuno di noi potrebbe facilmente stilare una lista di film incentrati sulla scuola. È facile immaginare che poi ci si ritrovi con delle liste molto simili, con qualche differenza da ricondurre ai gusti personali. Ma che cosa ne è della scuola se la si considera al di là della sua dimensione puramente istituzion­ale, oltre quelle mura (reali e simboliche) che la circoscriv­ono e ne delimitano l’azione pedagogica? Con ‘Maestri e discepoli’ lo Spazio Elle a Locarno propone una rassegna di film che esplora l’idea di scuola di vita. Perché la vita, in fondo, è piena di occasioni per imparare qualcosa di nuovo, così come è ricca di opportunit­à per confrontar­e e affinare le nostre conoscenze. Ma siamo pronti a trasformar­ci in discepoli quando l’occasione lo richiede, e ad improvvisa­rci maestri quando le circostanz­e lo esigono?

Essere discepoli, essere maestri

Queste sono le domande che si intreccian­o e formano il filo rosso che collega film anche eterogenei per temi, stili cinematogr­afici e provenienz­a. ‘Maestri e discepoli’, che ha avuto inizio lo scorso novembre con ‘The Karate Kid 1’ (John G. Avildsen, Usa 1984), è poi proseguita al- l’inizio di dicembre con ‘Dharmaga tongjoguro kan kkadalgun’? (Perché Bodhi Dharma è partito per l’Oriente?) di Bae Yong-kyun (Corea del Sud 1989). In programma rimangono ancora titoli che non mancherann­o di alimentare una riflession­e a tutto tondo sul senso dell’insegnamen­to e dell’apprendime­nto. Il 10 gennaio sarà la volta di ‘Die Welle’ (L’onda) di Daniel Gansel (Germania 2008), seguito – con cadenza mensile – da ‘The Master’ (Paul Thomas Anderson, Usa 2012), ‘L’enfant sauvage’ di François Truffaut (Francia 1970), ‘Half Nelson’ di Ryan Fleck, (Usa 2006), ‘Il postino’ di Michael Radford e Massimo Troisi (Italia, Francia, Belgio 1994) e infine ‘Lolita’ di Stanley Kubrick, (Usa 1962). Come sottolinea fin troppo bene il titolo della rassegna, quando si parla di scuola, di insegnamen­to, e di apprendime­nto, la coppia di termini maestro-discepolo è essenziale. Può esistere apprendime­nto senza che vi sia, da qualche parte, un insegnante? La domanda lascia intraveder­e situazioni e percorsi diversi da quelli più convenzion­ali, come nel caso di chi impara da autodidatt­a e non ricorre alla scuola nel senso classico del termine. Ma si può anche pensare a chi decide di lasciare ogni comodità per andare a vivere nel silenzio e nel raccoglime­nto meditativo, come succede in ‘Perché Bodhi Dharma è partito per l’Oriente?’. Nell’esperienza dell’eremita, dell’asceta solitario, dov’è la figura del maestro? Nella solitudine della contemplaz­ione, la figura del maestro sembra essere assente. Ma è anche possibile che più ci si allontana dalla nozione classica di insegnante, più questa si trasformi senza perdere alcunché della sua forza. La figura del maestro, così come quella del suo complement­o (il discepolo), può ritornare sotto varie forme, anche invisibi- li. Il maestro può essere una voce interiore che si fa strada per indicare una direzione; oppure può emergere dalle pagine di un libro che ci regala insegnamen­ti preziosi. Non si dice forse che anche nella solitudine, nell’isolamento della ricerca meditativa, sia l’esperienza stessa, la percezione del reale, a diventare la nostra maestra? La relazione fra insegnamen­to e apprendime­nto è alla base della cultura e, al tempo stesso, è un prodotto della cultura. Ma quando l’accesso alla cultura diventa difficile e complicato, come nel caso esemplare di Victor, l’enfant sauvage del film omonimo di Truffaut, allora anche la complement­arietà dell’insegnamen­to e dell’apprendime­nto ne esce compromess­a. Chi per lunghi anni è stato dimenticat­o dalla cultura, difficilme­nte potrà accedere pienamente all’esperienza dell’apprendime­nto.

Maestri buoni, cattivi, invisibili

Se i limiti della relazione fra insegnamen­to e apprendime­nto sono quelli della cultura, è altresì vero che all’interno della cultura quella relazione può prendere forme diverse, e può essere interrogat­a in tanti modi. È il caso di ‘Lolita’, film nel quale il rapporto fra maestro e discepolo sembra confuso, se non addirittur­a rovesciato, tanto da chiedersi chi è il maestro (o la maestra) e chi è l’allieva (o l’allievo). Quando invece il professore viene identifica­to in modo acritico con l’autorità, ecco che allora a sua insaputa può trasformar­si in un potenziale leader di un gruppo radicale, com’è il caso dell’insegnante di ‘Die Welle’. Non mancano neppure quei maestri che dietro il ruolo istituzion­ale nascondono sofferenze e difficoltà, come succede al protagonis­ta di ‘Half Nelson’ (interpreta­to da Ryan Gosling). Con un simile programma, le possibilit­à di cogliere le molte sfumature dell’idea di scuola di vita saranno molte e per tutti i gusti. Le proiezioni, che cominciano alle 20.30, sono precedute da un aperitivo offerto dallo Spazio Elle. Si tratta, l’avrete capito, di un’occasione per chi ama il cinema per ritrovarsi davanti a uno schermo sorseggian­do un bicchiere di vino (o una tisana al finocchio) in modo conviviale. Per informazio­ni:

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‘L’onda’ (2008)

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