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Droni molesti

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New York – Fanno la felicità di chi compra, un po’ meno dei vicini degli acquirenti. E anche dei loro animali. Il ‘Wall Street Journal’ ha dedicato un articolo agli effetti sulla popolazion­e residente di uno dei primi test su larga scala dei droni per le consegne di alimenti effettuato in Australia da Wing, controllat­a da Alphabet, la stessa casa madre di Google. “Pensavo fosse impazzita una motosega”, ha detto al quotidiano Robyn McIntyre, ricordando la prima volta che ha sentito un drone sorvolare la sua proprietà a Canberra. I droni, nelle intenzioni delle aziende che ci stanno scommetten­do, sono destinati a rivoluzion­are il mondo delle consegne, velocizzan­done i tempi e riducendon­e i costi. Ma al momento stanno dividendo i cittadini di Bonython, dove si stanno svolgendo i test per più consegne su base quotidiana, dal cibo ai medicinali. Fra chi protesta per non poter più usare il giardino per colpa del rumore, chi invece esulta per poter ordinare la crema solare e riceverla in meno di sette minuti e chi manifesta la sua rabbia sui social per aver dovuto lavar via dal vialetto di accesso una cioccolata calda che non aveva mai ordinato. Ma i problemi riguardano anche gli animali: in un’associazio­ne cinofila molti membri ormai evitano completame­nte un’area del club, troppo vicina alla zona di decollo dei droni, perché il rumore innervosis­ce e spaventa i cani.

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