La segatura sull’erba
Nelle città svizzere la stagione in cui più si discute di alberi non è l’estate, bensì l’inverno, quando i taglialegna approfittano del periodo di riposo vegetativo per scegliere quelli da abbattere. A Berna, Basilea, Ginevra o Zurigo le rimozioni di alberi sono seguite con apprensione dalla popolazione, che non di rado organizza proteste o raccolte di firme per impedirle. Un recente episodio a Zurigo riguarda un viale lungo la Limmat, nel quartiere di Wipkingen, dove a trenta alberi destinati al taglio ignoti hanno attaccato bigliettini in cui criticano la decisione chiedendo al comune il motivo della nuova “strage”.
Segue dalla Prima Solo pochi mesi prima, a ottobre, un’altra iniziativa, l’abbattimento di 2’100 alberi nel bosco della più rinomata montagna cittadina, aveva provocato veementi critiche da parte dei Verdi e della fondazione Pro Uetliberg. In queste e altre situazioni i pareri degli esperti non sempre convincono i cittadini. Alle spiegazioni delle autorità – che giustificano le misure spiegando che nel primo caso il taglio riguarda esemplari di robinia, una specie neofita invasiva, mentre nel secondo piante malate o instabili da eliminare per far filtrare più luce nel bosco e impedire possibili intasamenti dei ruscelli – seguono perizie che giungono a conclusioni opposte. E così la robinia, se inserita in modo intelligente nel paesaggio, non apparirebbe poi tanto nociva, mentre la cura artificiale dei boschi sarebbe inutile, visto che essi sanno rinnovarsi da soli. Per di più tagliando gli alberi vecchi ci si priva di importanti “spugne” che assorbono il CO2. Anche a Basilea l’imminente soppressione di tutti gli aceri ricci a Tellplatz ha scatenato dissensi, in particolare quello di Pro Natura, che trova ingiustificato eliminare alberi grandi e ancora forti e sostituirli con altri più giovani (e poco adatti a fare ombra) soltanto perché si vuole rinnovare la pavimentazione. Mentre a Zurigo le proteste in favore del bosco dell’Uetliberg sono state sospese per le scarse chance di successo e a Basilea la situazione è in stallo, a Ginevra sono state raccolte più di 3’800 firme per preservare gli spazi verdi urbani e porre fine a ciò che viene definito “l’abbattimento indiscriminato di alberi sani”. Questo amore verso gli alberi cittadini è un fenomeno relativamente nuovo. In passato, quando il tempo libero era scarso e le città erano piccole e circondate dalla campagna, le aree boschive avevano poca importanza. Oggigiorno la situazione è mutata. La gente è consapevole di trovarsi nel bel mezzo di una crisi ecologica e sente il forte bisogno di “salvare” ciò che resta della natura. Come scrive il filosofo Hans Jonas, l’accresciuto potere tecnologico costituisce una minaccia all’identità e alla vita umane. Poiché in gioco c’è la sopravvivenza della nostra specie sulla Terra, la paura ci porta ad assumere comportamenti irrazionali, perfino contraddittori: un giorno lottiamo per salvare un singolo albero e il giorno dopo consumiamo pollo brasiliano allevato su aree strappate alla foresta amazzonica.