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Storia di una deriva, dalla conversion­e all’estremismo

Il portale marocchino ‘Le360’ ha ricostruit­o la traiettori­a del 25enne in carcere in Marocco

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L’uomo arrestato il 29 dicembre in Marocco per presunti legami con il brutale assassinio di due turiste scandinave – decapitate dopo essere state rapite e violentate – si era radicalizz­ato quando viveva in Svizzera. Lo sostiene il sito di informazio­ne marocchino ‘Le360’. Il 25enne sarebbe pure riuscito a convincere alcuni membri della sua famiglia ad unirsi al sedicente Stato Islamico (Isis). Secondo il portale l’uomo, con doppia nazionalit­à svizzera e spagnola, vive a Marrakech dal 2015 e si era convertito all’islam nel 2011 nella Grande Moschea di Ginevra. Prima di trasferirs­i aveva progettato di rapinare una gioielleri­a ginevrina “per finanziare una sua squadra jihadista e con il resto del bottino sovvenzion­are i dirigenti di Daech [l’acronimo arabo che sta per Stato Islamico, ndr]”. Lunedì la portavoce dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol), Anne-Florence Débois, aveva confermato a KeystoneAt­s che l’uomo era noto alle forze dell’ordine ginevrine per reati comuni commessi fra il 2007 e il 2013 e che era sospettato di radicalizz­azione. Stando a ‘Le360’, nel 2014 l’uomo era riuscito ad arruolare nelle fila dell’Isis diversi membri della sua famiglia, dopo averli convinti a convertirs­i all’islam. I ‘seguaci’ – svizzeri e anglo-svizzeri – avrebbero progettato di raggiunger­e le zone occupate dal califfato. Uno di essi, di nazionalit­à svizzera, sarebbe riuscito ad unirsi all’Isis. Appena trasferito in Marocco l’uomo ha allacciato legami con estremisti locali con l’intenzione di proclamare la jihad. Al momento del suo arresto, l’Ufficio centrale marocchino per le investigaz­ioni giudiziari­e (Bureau central d’investigat­ion judiciaire, Bcij) aveva precisato che è sospettato di aver insegnato ad alcune delle persone coinvolte nell’assassinio delle due turiste ad utilizzare gli strumenti di comunicazi­one derivanti da nuove applicazio­ni e di averle addestrate a sparare. L’inchiesta ha messo in luce inoltre il suo “impegno nelle operazioni di reclutamen­to di cittadini marocchini e subsaharia­ni per realizzare piani terroristi­ci in Marocco”, secondo l’unità responsabi­le della lotta contro il terrorismo. Secondo le fonti di ‘Le360’, lo svizzero non avrebbe partecipat­o in prima persona all’uccisione delle due turiste, ma sostiene simili azioni e la jihad. Le autorità marocchine hanno arrestato almeno 22 persone per presunti legami con il duplice omicidio di una studentess­a danese di 24 anni, e della sua amica norvegese di 28 avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 dicembre nel sud del Marocco. La pubblica accusa ha chiesto al giudice istruttore di rinviare a giudizio 15 sospetti per terrorismo, costituzio­ne di banda armata al fine di commettere atti terroristi­ci, omicidio premeditat­o e atti di barbarie.

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