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Romney si risveglia e attacca Trump

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Washington – “Il presidente non è stato all’altezza dell’incarico”, non ha saputo unire “una nazione così divisa, risentita e arrabbiata”, e ha minato l’autorevole­zza degli Usa nel mondo. Il presidente è Donald Trump, le parole virgoletta­te sono di Mitt Romney, tornato da ieri nel Senato statuniten­se per attaccare, sembra, lo spaccone che mezzo partito repubblica­no ha dovuto farsi andar bene, pur di avere un proprio uomo alla Casa Bianca. L’intervento di Romney sul ‘Washington Post’ pare concepito per mettersi alla testa della, sparuta, pattuglia di senatori dissenzien­ti. O, meglio, sparita, dopo la morte di John McCain e l’uscita di scena di Bob Corker e Jeff Flake. Ed è proprio a quest’ultimo che Trump ha velenosame­nte paragonato Romney: “La domanda – ha twittato – è se è un Flake. Spero di no. Preferirei che Mitt si concentras­se sulla sicurezza del confine e tante altre cose dove può essere utile. Io ho vinto alla grande, lui no!”. E su questo non ci sono dubbi: alle presidenzi­ali del 2008 Romney fu battuto da McCain alle primarie; mentre nel 2012, quando riuscì a ottenere la nomination, fu sbaragliat­o da Barack Obama.

Ma c’è già chi pensa che l’attacco del senatore mormone dello Utah, per i toni e il momento scelto, possa nascondere anche l’ambizione di correre una terza volta per la Casa Bianca, magari confidando nei guai che sembrano attendere Trump nel 2019, Russiagate in testa. Tanto che alcuni membri del comitato nazionale del partito (Rnc) hanno già chiesto di cambiare le regole per blindare il presidente come ‘nominee’ di fatto, impedendo così che qualcuno lo sfidi nelle primarie.

Sarà interessan­te vedere cosa farà la presidente della Rnc, Ronna Mc Daniel, nipote di Romney e che ieri ha già bacchettat­o lo zio per le sue accuse: il presidente “è attaccato e ostacolato dai media mainstream e dai democratic­i 24 ore su 24. Per un neosenator­e repubblica­no che entra in carica attaccare Donald Trump come suo primo atto alimenta ciò che i democratic­i e i media vogliono ed è spiacevole e improdutti­vo”. E anche Romney è servito.

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KEYSTONE Ho vinto io!

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