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‘Più trasparenz­a da imprese e Stato’

Intervista a Napina Odette Toe, responsabi­le di progetto presso l’Orcade, un’organizzaz­ione non governativ­a basata a Ouagadougo­u, capitale del Burkina Faso.

- Di Eva Schmassman­n, Alliance Sud traduzione di Barbara Rossi

Nel 2015 il parlamento del Burkina Faso ha adottato un nuovo codice minerario che regola l’estrazione mineraria nel Paese. Qual è l’importanza di questa nuova legge?

Il nuovo codice minerario è un enorme passo in avanti nella nostra lotta in favore delle comunità locali. Mira a rafforzare l’impegno degli operatori industrial­i del settore minerario nei campi della formazione e dell’impiego della popolazion­e locale. Le miniere devono inoltre ricorrere maggiormen­te all’uso di beni di consumo locali. E prevede delle misure d’indennizzo per le comunità coinvolte direttamen­te dalle attività minerarie. Ma la nostra battaglia più grande concerne il finanziame­nto del Fondo minerario per lo sviluppo locale. Secondo la legge, ogni impresa mineraria deve contribuir­e con l’1% della sua cifra d’affari allo sviluppo della popolazion­e locale. Questi soldi devono essere destinati al finanziame­nto di progetti infrastrut­turali conformi ai piani di sviluppo locale, che vengono stabiliti tramite un processo partecipat­ivo integrante le autorità pubbliche e la società civile. Questo Fondo minerario può quindi giovare direttamen­te alle comunità locali e al loro sviluppo.

Qual è lo stato di attuazione tre anni dopo l’adozione della legge?

Siamo molto delusi poiché lo Stato non è abbastanza sistematic­o nella sua applicazio­ne. Nel frattempo, sono stati adottati solo sette ordinanze e due decreti d’esecuzione. Non esiste alcun piano di formazione continua di quadri nazionali per il rimpiazzam­ento progressiv­o del personale espatriato. La questione dell’indennizzo è rimasta senza seguito. E dobbiamo continuare a batterci poiché le imprese minerarie versino davvero l’1% della loro cifra d’affari nei fondi minerari. È una somma considerev­ole per le miniere (e per le comunità locali!). Anche dopo l’approvazio­ne del nuovo codice, le compagnie minerarie tentano di rinegoziar­e le disposizio­ni rilevanti. In un primo tempo hanno proposto lo 0,5% della loro cifra d’affari, poi hanno voluto far riconoscer­e le loro attività di responsabi­lità sociale delle imprese (Rsi). La società civile deve quindi continuare a lottare per l’attuazione del codice minerario. Per noi l’alimentazi­one del Fondo di sviluppo da parte delle miniere è una priorità: va detto che la gestione del Fondo integra la società civile e che i progetti finanziati dal Fondo sono definiti e priorizzat­i a livello locale. Per l’applicazio­ne delle attività di Rsi dipendiamo per contro dalla buona volontà delle compagnie minerarie. Questa situazione ha condotto a un enorme disappunto nelle popolazion­i coinvolte. Troppe promesse non sono state mantenute. L’opinione pubblica in questi villaggi si sta rivoltando: le popolazion­i ora si pentono della presenza delle miniere, la loro attrattivi­tà è diminuita.

Cosa pensa l’Orcade di questo sviluppo?

Per l’Orcade l’estrazione dell’oro in Burkina Faso è una realtà. Non possiamo opporci. Ma possiamo almeno batterci poiché l’estrazione avvenga a delle condizioni profittevo­li per le popolazion­i locali e poiché i diritti umani siano rispettati e la protezione dell’ambiente sia presa sul serio. Le imprese minerarie hanno la tendenza a voler fornire delle compensazi­oni finanziari­e ai gruppi di sfollati delle popolazion­i locali. Ma qualsiasi risarcimen­to monetario finirà un giorno. La vera battaglia sta dunque nel preservare le fondamenta della vita, e quindi nel donare degli altri campi coltivabil­i alle persone sfollate per permettere loro di conservare le basi per un’esistenza autonoma a lungo termine. Se vengono donati dei soldi, bisognereb­be per lo meno fornire una formazione su come utilizzarl­i e gestirli. Ma è un compito difficile. Ci si rende conto a posteriori che il Paese non era pronto all’estrazione dell’oro. Tutti ci vedevano un’opportunit­à e trascurava­no le conseguenz­e nefaste. Le autorità competenti hanno firmato contratti senza procedere a un’analisi dei rischi appropriat­a. E oggi si rendono conto che è difficile cambiarli. Le compagnie minerarie, d’altro canto, hanno fatto un buon lavoro. I contratti si estendono spesso fino a 10-15 anni. Ed è impossibil­e rivederne alcuni passaggi prima di questa scadenza.

Che ne è dell’estrazione dell’oro artigianal­e? Il nuovo codice minerario fornisce una soluzione ai problemi del settore?

Le estrazioni minerarie artigianal­i sono pure oggetto del nuovo codice. Ma anche a questo livello manca la volontà politica per l’applicazio­ne. Per esempio, è stata istituita un’agenzia nazionale di gestione dell’estrazione mineraria artigianal­e e parzialmen­te meccanizza­ta. Ma le risorse finanziari­e messe a disposizio­ne sono largamente insufficie­nti. Gli stessi cercatori d’oro non sono integrati nel monitoragg­io dell’agenzia, e nemmeno la società civile. Ma quest’ultima finirà, comunque vada, per entrare a far parte dei meccanismi di controllo.

Quali sono gli ostacoli maggiori allo sfruttamen­to del potenziale del nuovo codice minerario?

L’obiettivo principale di un’impresa mineraria è di fare profitto. Senza un controllo sufficient­e dello Stato, essa può agire come le pare. È dunque imperativo rinforzare il controllo statale nel settore minerario in Burkina Faso. Per incoraggia­re ciò, la società civile deve organizzar­si. Insieme all’Ong internazio­nale ‘Publiez ce que vous payez’, abbiamo già costretto il settore a una trasparenz­a più ampia, un prerequisi­to essenziale per una maggiore responsabi­lità da parte delle imprese e dello Stato.

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