‘Più trasparenza da imprese e Stato’
Intervista a Napina Odette Toe, responsabile di progetto presso l’Orcade, un’organizzazione non governativa basata a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.
Nel 2015 il parlamento del Burkina Faso ha adottato un nuovo codice minerario che regola l’estrazione mineraria nel Paese. Qual è l’importanza di questa nuova legge?
Il nuovo codice minerario è un enorme passo in avanti nella nostra lotta in favore delle comunità locali. Mira a rafforzare l’impegno degli operatori industriali del settore minerario nei campi della formazione e dell’impiego della popolazione locale. Le miniere devono inoltre ricorrere maggiormente all’uso di beni di consumo locali. E prevede delle misure d’indennizzo per le comunità coinvolte direttamente dalle attività minerarie. Ma la nostra battaglia più grande concerne il finanziamento del Fondo minerario per lo sviluppo locale. Secondo la legge, ogni impresa mineraria deve contribuire con l’1% della sua cifra d’affari allo sviluppo della popolazione locale. Questi soldi devono essere destinati al finanziamento di progetti infrastrutturali conformi ai piani di sviluppo locale, che vengono stabiliti tramite un processo partecipativo integrante le autorità pubbliche e la società civile. Questo Fondo minerario può quindi giovare direttamente alle comunità locali e al loro sviluppo.
Qual è lo stato di attuazione tre anni dopo l’adozione della legge?
Siamo molto delusi poiché lo Stato non è abbastanza sistematico nella sua applicazione. Nel frattempo, sono stati adottati solo sette ordinanze e due decreti d’esecuzione. Non esiste alcun piano di formazione continua di quadri nazionali per il rimpiazzamento progressivo del personale espatriato. La questione dell’indennizzo è rimasta senza seguito. E dobbiamo continuare a batterci poiché le imprese minerarie versino davvero l’1% della loro cifra d’affari nei fondi minerari. È una somma considerevole per le miniere (e per le comunità locali!). Anche dopo l’approvazione del nuovo codice, le compagnie minerarie tentano di rinegoziare le disposizioni rilevanti. In un primo tempo hanno proposto lo 0,5% della loro cifra d’affari, poi hanno voluto far riconoscere le loro attività di responsabilità sociale delle imprese (Rsi). La società civile deve quindi continuare a lottare per l’attuazione del codice minerario. Per noi l’alimentazione del Fondo di sviluppo da parte delle miniere è una priorità: va detto che la gestione del Fondo integra la società civile e che i progetti finanziati dal Fondo sono definiti e priorizzati a livello locale. Per l’applicazione delle attività di Rsi dipendiamo per contro dalla buona volontà delle compagnie minerarie. Questa situazione ha condotto a un enorme disappunto nelle popolazioni coinvolte. Troppe promesse non sono state mantenute. L’opinione pubblica in questi villaggi si sta rivoltando: le popolazioni ora si pentono della presenza delle miniere, la loro attrattività è diminuita.
Cosa pensa l’Orcade di questo sviluppo?
Per l’Orcade l’estrazione dell’oro in Burkina Faso è una realtà. Non possiamo opporci. Ma possiamo almeno batterci poiché l’estrazione avvenga a delle condizioni profittevoli per le popolazioni locali e poiché i diritti umani siano rispettati e la protezione dell’ambiente sia presa sul serio. Le imprese minerarie hanno la tendenza a voler fornire delle compensazioni finanziarie ai gruppi di sfollati delle popolazioni locali. Ma qualsiasi risarcimento monetario finirà un giorno. La vera battaglia sta dunque nel preservare le fondamenta della vita, e quindi nel donare degli altri campi coltivabili alle persone sfollate per permettere loro di conservare le basi per un’esistenza autonoma a lungo termine. Se vengono donati dei soldi, bisognerebbe per lo meno fornire una formazione su come utilizzarli e gestirli. Ma è un compito difficile. Ci si rende conto a posteriori che il Paese non era pronto all’estrazione dell’oro. Tutti ci vedevano un’opportunità e trascuravano le conseguenze nefaste. Le autorità competenti hanno firmato contratti senza procedere a un’analisi dei rischi appropriata. E oggi si rendono conto che è difficile cambiarli. Le compagnie minerarie, d’altro canto, hanno fatto un buon lavoro. I contratti si estendono spesso fino a 10-15 anni. Ed è impossibile rivederne alcuni passaggi prima di questa scadenza.
Che ne è dell’estrazione dell’oro artigianale? Il nuovo codice minerario fornisce una soluzione ai problemi del settore?
Le estrazioni minerarie artigianali sono pure oggetto del nuovo codice. Ma anche a questo livello manca la volontà politica per l’applicazione. Per esempio, è stata istituita un’agenzia nazionale di gestione dell’estrazione mineraria artigianale e parzialmente meccanizzata. Ma le risorse finanziarie messe a disposizione sono largamente insufficienti. Gli stessi cercatori d’oro non sono integrati nel monitoraggio dell’agenzia, e nemmeno la società civile. Ma quest’ultima finirà, comunque vada, per entrare a far parte dei meccanismi di controllo.
Quali sono gli ostacoli maggiori allo sfruttamento del potenziale del nuovo codice minerario?
L’obiettivo principale di un’impresa mineraria è di fare profitto. Senza un controllo sufficiente dello Stato, essa può agire come le pare. È dunque imperativo rinforzare il controllo statale nel settore minerario in Burkina Faso. Per incoraggiare ciò, la società civile deve organizzarsi. Insieme all’Ong internazionale ‘Publiez ce que vous payez’, abbiamo già costretto il settore a una trasparenza più ampia, un prerequisito essenziale per una maggiore responsabilità da parte delle imprese e dello Stato.